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Immagine del redattoreAntonio Arricale

WSI: PER L’ITALIA IL RISCHIO CRISI E’ GRAVE – BORSE TUTTE IN VERDE

Le Borse europee sono tutte in verde. Il Ftse Mib di Milano guadagna lo 0,19%, Dax30 di Francoforte lo 0,48%, il Cac40 di Parigi lo 0,15%, l'Ibex35 di Madrid lo 0,56%. Solo il Ftse100 di Londra segna -0,03%.

E positive hanno chiuso anche le altre principali piazze mondiali: il Nikkei 225 di Tokyo ha terminato a +1,65%, e così pure le borse cinesi con l'indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen a +0,46%, l'indice Hang Seng di Hong Kong a +1,93%.

E come si ricorderà aveva chiuso in rialzo anche la Borsa di New York, venerdì scorso, con il Dow Jones che aveva guadagnato l'1,77%, l'S&P 500 l'1,74% e il Nasdaq Composite l'1,79%.

FASE RICCA DI INCERTEZZE

Nonostante i molti eventi, i mercati la scorsa settimana hanno retto. La maratona è iniziata con le elezioni italiane, che hanno generato notevole incertezza. Tuttavia, la grande coalizione in Germania ha supportato i mercati europei. Il Presidente Trump ha poi annunciato dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, aumentando la tensione. Le banche centrali in Canada, Giappone e Eurozona hanno mantenuto invariata la politica monetaria, nuovamente incoraggiando la propensione al rischio. Guardando al futuro, i mercati dovranno prezzare l'ottimo mercato del lavoro USA, ma anche la modesta crescita dei salari. I rendimenti a 10 anni stanno diminuendo da 2.90%, scontando una Fed meno aggressiva.

L’ITALIA SOTTO LA LENTE DI INGRANDIMENTO

La probabilità di una crisi italiana “è più alta dopo le elezioni, anche perché il voto ha confermato che gli italiani continuano a non riconoscere la causa dei problemi del loro paese”. Non è tenero con il Belpaese il “Wall Street Journal”, che in ogni caso sottolinea la possibilità che "dalla nebbia delle elezioni emerga un nuovo governo che non danneggi una ripresa promettente".

"La questione chiave che i politici europei hanno discusso l'anno scorso - spiega il quotidiano economico - è la seguente: le riforme per rafforzare la zona euro dovrebbero essere attuate prima o dopo una crisi italiana? Naturalmente, nessuno pubblicamente lo dice così apertamente. Al contrario, si nascondono dietro il linguaggio tecnico: discutono se l'eurozona debba privilegiare la 'riduzione del rischio' o la 'condivisione del rischio'. Ma tutti sanno di cosa stanno parlando", sostiene il quotidiano. "L'area dell'euro dovrebbe forse dotarsi di strumenti per affrontare una crisi in Italia come quella che ha colpito la Grecia, e forse addirittura prevenirla? Oppure dovrebbe aspettare che i mercati concludano che i debiti della terza economia dell'Unione europea sono insostenibili e che poi risanino il caos? (...) È vero, una crisi italiana non è certa. Molti investitori hanno perso soldi scommettendo sulle crisi italiane negli ultimi anni e alcuni lo avranno fatto ancora una volta la scorsa settimana, con l'effettivo peggioramento dello spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi. È possibile che dalla nebbia delle elezioni emerga un nuovo governo che non danneggi una ripresa promettente", aggiunge il "Wall Street Journal".

Il giornale americano, poi, si sofferma sul ruolo dei partiti. Il Movimento 5 Stelle, che ha superato i sondaggi con il 32 per cento, non è un partito populista convenzionale e non è chiaro come agiranno i suoi neoeletti parlamentari. La Lega, che ha ottenuto il 18 per cento dei voti, è un partito populista, ma è in coalizione con il centrodestra. Il Partito Democratico è stato pesantemente sconfitto, ma rimarrà in carica fino alla formazione di un nuovo governo. 'L'Italia è stabile nella sua instabilità', dice un alto esponente politico italiano. Tuttavia, la probabilità di una crisi italiana è più' alta dopo le elezioni, anche perché ha confermato che gli italiani continuano a non riconoscere la causa dei problemi del loro paese".

Nel corso della campagna elettorale, scrive ancora il "Wall Street Journal", "la colpa della pessima performance economica dell'Italia è stata attribuita all'ortodossia fiscale dell'Ue, che richiedeva austerità in risposta alla crisi finanziaria globale, privando l'economia della domanda interna. In questo modo, gli italiani non solo si sono assolti dalla responsabilità per le proprie sventure, ma hanno anche ignorato le chiare lezioni arrivate dalle robuste riprese in altre zone dell'eurozona".

I recenti governi italiani "hanno avuto qualche successo nel rivedere il mercato del lavoro, il sistema pensionistico e il settore bancario, facilitando il flusso delle risorse verso i settori produttivi. Eppure, durante le elezioni non c'è stato alcun dibattito su come affrontare quello che gli investitori identificano come le due maggiori sfide per l'Italia: un sistema giudiziario poco efficiente e una pubblica amministrazione inefficiente. Invece, i partiti hanno tentato di superarsi reciprocamente con spericolate promesse fiscali e si sono impegnati a cancellare le riforme precedenti".



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