La lezione della marcia per la pace di Caserta
di Antonio Arricale
“Non c’è stata né ci sarà mai una buona guerra; non c’è stata né ci sarà mai una cattiva pace”. Il pensiero è di Ugo Grozio, padre del giusnaturalismo moderno. Ripetere il concetto in questi giorni appare del tutto scontato, addirittura ovvio.
Eppure, dal 1600 ad oggi l’uomo non ha smesso mai di fare guerre. Ne ha provocate e combattute per i più disparati motivi: per la religione, per i confini nazionali, per l’acqua, per la libertà, per il petrolio, per il gas. In una parola: per il potere, inteso nell’accezione più vasta del termine.
Di conseguenza, negli scenari di guerra si è sempre manifestato – sottovoce o apertamente, secondo il regime sotto il quale si è vissuto – per invocare la pace.
A Caserta, e soprattutto con riguardo alla sua provincia, per esempio, si fanno marce per la pace non da oggi. Ma soprattutto contro le guerre di camorra, che tanto sangue e miseria hanno causato a un territorio che pure, sin dall’antichità, è detto Terra di lavoro. Una marcia contro la violenza, meglio, contro le violenze, contro ogni forma di prevaricazione. Marcia pensata e voluta da un uomo di Chiesa o, meglio, da un ex pastore di anime mite e cultura profonda, il “padre vescovo” – come ama definirsi – Raffaele Nogaro.
L’ultima manifestazione è di tre giorni fa, in anticipo rispetto a quella di oggi fatta a Roma e a Milano, per invocare la fine della guerra in Ucraina.
Manifestazioni, queste ultime, che già negli slogan mi appaiono una cosa abnorme. Infatti, fanno passare l’idea come se la guerra fosse un fatto tutto interno a quel martoriato paese dell’est Europa, quando invece la marcia sarebbe dovuta essere inequivocabilmente “contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa di Putin”.
Ma tant’è: in fondo, sia le guerre che le manifestazioni sono gli uomini a farle e sempre per il proprio tornaconto, che non è mai neutro, ma sempre politico.
E tuttavia, a margine della XXIII marcia della pace di Caserta, su tutte mi è sembrata di gran significato la voce di un altro uomo di Chiesa, padre Igor Danylchuk, parroco della comunità ucraina locale: “La guerra è sempre un male – ha detto – ma combattere per difendersi è giusto”.
Ditelo a Conte, Letta e compagnia.
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