Il professore Alberto Bagnai – soltanto incidentalmente senatore della Lega – è persona ed economista serio. E’ euroscettico da sempre. E questo si sapeva. E’ post-keynesiano, e pure questo ci era noto. Ma è soprattutto uomo di libertà, principio che egli antepone a tutti gli altri diritti connessi all’esistenza dell’uomo sulla terra.
Ben si spiega, dunque, la sua corsa a depositare, ad inizio legislatura e tra le non poche priorità contingenti che affannano e affamano gli italiani, la proposta di legge per innalzare il tetto dell’uso del contante a 10 mila euro.
Proposta – è noto – che ha prestato il fianco ad una infinita teoria di polemiche mettendo in difficoltà il neonato governo Meloni proprio nel momento di muovere i primi passi.
Beninteso, l’iniziativa di Bagnai è sacrosanta e giusta. Dei soldi posseduti ciascuno dovrebbe poterne disporne a proprio piacimento, senza alcun limite. Tanto più che la moneta contante è l’unica a corso legale, a differenza di quella elettronica, che però è mero strumento del sistema bancario e, dunque, dei cosiddetti poteri forti, ma a cui per necessità antievasione viene contrapposta.
Ora, però, rifletto e chiedo: posto che la stragrande maggioranza dei cittadini disponga sul proprio conto corrente la somma di 10 mila euro e voglia prelevarla del tutto, secondo voi la banca glieli dà? Di sicuro non al momento. Bisognerà, infatti, prima compilare formale richiesta (che resta agli atti e comunicata alle centrali di controllo) quindi ripassare dopo qualche giorno, infine incassare, magari in due tranche la somma. Sarebbe, in ogni caso, una libertà condizionata.
Dal che deduco almeno due considerazioni. 1) Della proposta di legge Bagnai forse si poteva davvero fare a meno, in questo momento. 2) Ora mi spiego perché molti italiani preferiscono, tenerli sotto la mattonella, i soldi. O, magari, nella cuccia del cane, come l’ex senatrice pd Monica Cirinnà insegna.
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