Riflettori accesi sulla Federal Reserve, che fra qualche ora (20:00 GMT+2) alzerà il velo sui tassi di interesse. A dire il vero, dal consueto meeting del Fomc non sono attese novità sul costo del denaro, visto fermi all’1,5-1,75%, però potrebbero emergere indicazioni sulle prossime mosse, ovvero su quanti rialzi attendersi nel 2018. La Fed – come si sa – ha previsto un totale di tre aumenti dei tassi per il 2018 e il primo di questi è stato già apportato a marzo. E, tuttavia, l'economia a stelle e strisce è sana e i segnali di accelerazione dei prezzi potrebbero spingere l’esecutivo della banca centrale ad alzare i tassi nel meeting di giugno e a procedere con quattro rialzi al posto dei tre messi in cantiere.
Ecco perché dall’incontro ci si attendono indicazioni di non poco conto, tanto più alla luce della recente accelerazione delle pressioni inflazionistiche: la componente dei prezzi dell’Ism manifatturiero ad aprile è balzata ai massimi dell’aprile 2011.
A questo si aggiunge che, in marzo l’indice core dei prezzi misurato sulla base delle spese personali dei consumatori è salito all’1,9%, il maggior aumento dall’ottobre 2016. L’indice core, che misura i prezzi al netto di energia e alimentari, non supera il 2% dall’aprile del 2012 ma la ripresa economica in atto e i progressi del mercato del lavoro stanno spingendo i prezzi verso l’obiettivo del 2%.
L’inflazione potrebbe continuare a salire, spingendo la Federal Reserve ad aumentare il passo con il quale ha intenzione di alzare i tassi. Anzi, a dirla con gli analisti più possibilisti, il numero uno della banca federale Jay Powell e i suoi colleghi finiranno per scegliere, ala fine, proprio un totale di quattro rialzi, per impedire che l’economia si surriscaldi mentre la disoccupazione si aggira intorno al 4,1%.
Del resto, questa possibilità – giusto ricordarlo – emerge già dai verbali dell’ultime riunioni del Fomc nei quali è, appunto, annotato che all’interno del board la possibilità di aumenti più veloci è tutt’altro che peregrina.
CANADA, PIL COL VENTO IN POPPA
Confermando la sua volontà di esentare il Canada, il Messico e l’UE dai dazi dell’alluminio e l’acciaio fino al 1 giugno 2018, l'amministrazione Trump sta dando una pausa ai suoi principali partner commerciali, in quanto si prevede che inizieranno duri colloqui con i negoziatori cinesi già giovedì.
In tale contesto, l'economia canadese sta andando bene, sostenuta da un'inflazione core anno su anno contenuta all’1,90% e per l’accelerazione delle attività della produzione industriale a marzo.
Come osservato dalla recente progressione dei dati sul prodotto interno lordo (PIL) al + 0,40% mese su mese al + 3% a / a in febbraio, la crescita economica canadese dovrebbe continuare in quella direzione a causa del continuo rimbalzo nelle attività dei settori minerario, petrolifero e di estrazione di gas nel mese di aprile.
Le aspettative di crescita del PIL della Banca del Canada pari al 2% per il 2018 potrebbero probabilmente essere un po’ troppo prudenti, considerata l'attuale ripresa.
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