A Milano il Ftse Mib è in progresso dell0 0,70%, il FTSE Italia All-Share +0,67%, il FTSE Italia Mid Cap +0,57%, il FTSE Italia STAR +0,34%.
Il Dax tedesco segna al momento un guadagno dello 0,23% e il Cac francese lo 0,34 per cento. E positivo è anche l’Ibex spagnolo con +0,24%. Il Ftse 100 britannico cede invece lo 0,20%.
Cresce l’attesa per gli esiti dell’incontro del presidente degli Stati Uniti Donald Trump con il presidente russo Vladimir Putin. Ha suscitato diverse polemiche un’intervista alla CBS di ieri di Trump nella quale definiva nemici l’Europa, la Russia per certi versi e la Cina economicamente. La parola utilizzata è “foe”, più leggera del termine “enemy”, che significa comunque nemico.
Ad ogni modo Trump faceva chiaramente riferimento alla concorrenza commerciale fra le varie aree economiche. Inevitabile la precisazione di Donald Tusk che ha sottolineato che EU e America sono “migliori amici” e chi li definisce “foe”, diffonde una fack news.
Il Pil cinese frena l'Asia. Tokyo chiusa per festività
L'Asia è registrata in generalizzato declino, stamane, in scia alla pubblicazione dei dati sul Pil di Pechino che confermano la frenata dell'economia della Cina. Tendenza negativa confermata dalla flessione di circa lo 0,30% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso. (La borsa di Tokyo è rimasta chiusa per la celebrazione dell'Umi no Hi, il Giorno dell'oceano).
Nel secondo trimestre l'economia cinese ha segnato un'espansione del 6,7% annuo, in ulteriore rallentamento rispetto al 6,8% dei tre precedenti periodi ma in linea con il consensus di Reuters. Frena anche la produzione industriale, la cui crescita in giugno è stata del 6,0% contro il 6,8% di maggio. Recupero, invece, per le vendite retail, salite in Cina lo scorso mese del 9,0% annuo contro l'8,5% precedente.
In conclusione Shanghai Shenzhen perde lo 0,61%. Poco sopra la parità Hong Kong: l'Hang Seng ha chiuso a +0,05%. In declino anche il Kospi di Seul che chiude a -0,39%, mentre a Sydney il calo è dello 0,40% per S&P/ASX 200.
Il Dow Jones supera 25.000 punti. Nasdaq piatto ma da record
La guerra commerciale di Donald Trump resta per il momento in secondo piano, anche se è stata ben presente nei dati macroeconomici americani: l'indice della fiducia della University of Michigan si è attestato infatti in luglio a 97,1 punti, sui minimi da gennaio e contro i 98,2 punti del consensus di MarketWatch.
A Wall Street solo il Dow Jones Industrial Average venerdì è riuscito ad accelerare i suoi guadagni chiudendo in rialzo dello 0,38% per tornare sopra i 25.000 punti per la prima volta in oltre un mese (l'indice si è alla fine attestato 25.019,41 punti).
Vicini alla parità, invece, S&P 500 e Nasdaq Composite, apprezzatisi dello 0,11% e dello 0,03% rispettivamente (a 2.801,31 e 7.825,98 punti). In ogni caso anche per l'S&P 500, in progresso per la seconda ottava consecutiva, c'è stato il superamento di una soglia psicologica: quei 2.800 punti che l'indice non vedeva da marzo.
Il tema clou della seduta è stato l'avvio della tornata di trimestrali, in particolare per i big finanziari. Complessivamente i profitti crescono, e non di poco, ma in gran parte grazie ai benefici fiscali.
Valute
Il dollaro rimane stabile non lontano dal massimo di sei mesi contro il paniere delle altre principali valute questo lunedì, con i timori commerciali al centro della scena in seguito alla pubblicazione dei dati deboli sulla crescita cinese. L’indice del dollaro Usa, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è invariato a 94,45.
Oro
L'oro è in rialzo a 1.244,11 dollari l'oncia, segnando un progresso dello 0,21%.
Perolio
Scambi al ribasso per il petrolio a fronte dell'intonazione leggermente positiva evidenziata dal derivato sull’oro. Il perolio ha aperto a 70,52, in contrazione dello 0,75%, rispetto alla chiusura precedente.
I DATI MACROECONOMICI IN CALENDARIO OGGI CON LE PRINCIPALI NEWS
Lunedì 16 Luglio 2018
14:30 USA Vendite al dettaglio giu;
14:30 USA Indice Empire State Manufacturing lug;
16:00 USA Scorte delle imprese mag.
Cina: crescita Pil frena al 6,7% annuo nel secondo trimestre
Secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, il Pil della Cina è cresciuto del 6,7% annuo nel secondo trimestre, in ulteriore rallentamento rispetto al 6,8% dei tre precedenti periodi (6,9% nei primi due trimestri del 2017) ma in linea con il consensus di Reuters.
Si tratta del progresso più limitato dal 6,7% registrato l'ultima volta nel terzo periodo del 2016. Trimestre su trimestre la crescita del Pil, rettificata su base stagionale, è stata invece dell'1,8% contro l'1,4% precedente (1,6% nel quarto trimestre 2017) e l’1,6% atteso dagli economisti. Nell’intero 2017 il Pil della Cina era progredito del 6,9% a fronte del 6,7% d'incremento registrato nel 2016. A giugno crescita produzione industriale al 6,9% annuo Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, la produzione industriale ha registrato in Cina nel mese di giugno una crescita del 6,0% annuo, in ulteriore rallentamento rispetto al 6,8% di maggio (7,0% in aprile). Il dato è inferiore al 6,5% del consensus di Bloomberg.
Vendite retail cresciute del 9,0% annuo in giugno Secondo i dati diffusi dal ministero del Commercio di Pechino, in giugno le vendite retail sono cresciute in Cina del 9,0% annuo, in accelerazione rispetto all'8,5% precedente (9,4% in aprile) e sopra all'8,8% d'incremento del consensus di Bloomberg.
Crescita investimenti fixed asset frena al 6,0% annuo
In Cina, secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, gli investimenti in fixed asset (dato che comprende infrastrutture, apparecchiature industriali e costruzioni) hanno segnato una crescita del 6,0% annuo nel primo semestre 2018, contro il 6,1% dei cinque mesi allo scorso 30 maggio (7,0% in gennaio-aprile) e in linea con il consensus di Bloomberg, consolidandosi sui minimi addirittura dal 1999.
Usa, curva dei rendimenti dei Treasury calata sotto 25 punti base
La curva dei rendimenti tra i Treasury Usa biennali e decennali è calata sotto quota 25 punti base per la prima volta dal 9 agosto 2007. Lo spread è considerato fedele indicatore di futuri stress finanziari e una curva piatta, nota il Financial Times, suggerisce uno stallo per crescita e tassi d'interesse. Anche se non può considerarsi un dato infallibile, la cosiddetta inversione, con i titoli di breve termine che hanno un rendimento più elevato rispetto ai loro pari più datati, ha preceduto nove recessioni dal 1955. La differenza tra il rendimento dei Treasury a due e dieci anni è scesa venerdì a 24,32 punti base per poi recuperare successivamente a 25,50 punti (i decennali si sono attestati in chiusura d'ottava su un rendimento del 2,83%).
Bostic (Fed) favorevole a un solo altro aumento quest'anno
Raphael Bostic, president della Federal Reserve (Fed) di Atlanta, ha dichiarato venerdì di essere favorevole a un solo altro aumento dei tassi d'interesse Usa nel 2018 dopo i due decisi in marzo e in giugno dall'istituto centrale di Washington. Bostic, parlando presso la Northern Chapter Virginia Society of Certified Public Accountants di Falls Church in Virginia, ha aggiunto che potrebbe essere anche "d'accordo su quattro" rialzi ma solo se fosse "l'economia a imporre tale posizione". In merito alla guerra commerciale lanciata dal presidente Donald Trump, Bostic ha detto che "nessuno sa come andrà a finire". "Siamo in un ambiente dinamico. Osserviamo e prestiamo attenzione" a come risponderanno aziende e consumatori, ha spiegato. "Reagiremo sulla base di come l'economia risponderà alle tariffe", ha concluso.
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