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Immagine del redattoreAntonio Arricale

SIATE SERI, PER FAVORE, NON FATE RIDERE LE MOSCHE (PERCHE' A NOI VIENE DA PIANGERE)

Col vento in poppa in avvio, ieri pomeriggio la borsa di Milano ha virato e chiuso l’ottava in negativo, a -0,35%. Così lo spread Btp-Bund, sceso nella mattinata a 163 punti, che è rimbalzato a 174 punti base, in aumento del 4,30%. (E ciò dei dati pubblicati sulla disoccupazione, che è tornata a crescere, e sulla produzione industriale, a scendere).

Superfluo sottolineare che il punto di svolta di Piazza Affari ha coinciso con le dichiarazioni assai critiche di Luigi Di Maio nei confronti del Pd e, in particolare, di mere opzioni rappresentative (poltrone) ammantate da contenuti programmatici.

Non entro nel merito, non ne vale la pena. Mi limito ad osservare che in questa partita il leader del M5S è, oggettivamente, quello che rischia di più, per cui si comprende la reazione emotiva ed umana. Perdere, infatti, in un solo colpo, leadership nel partito e prestigio nel governo non deve essere facile da digerire. Né i rappresentanti del Pd possono pensare di sommare, impunemente, le due cose. A nessuno piace perdere, figuriamoci essere contemporaneamente anche feriti nell’orgoglio e offesi.

A meno che, davvero questi partiti – tutti, dalla destra alla sinistra, indistintamente – non pensino davvero di andare alle elezioni anticipatamente, ciascuno pensando di essere depositario di una rappresentanza popolare che altri non hanno.

E allora è il caso, forse, di dare, una volta per tutte, il giusto peso ai numeri, i quali – al contrario dei politici – sono gli unici, in questo come in altri frangenti, a non mentire mai e richiamare gli illusi alla realtà.

In breve, mi fanno ridere le dichiarazioni di quanti reclamano il ricorso anticipato alle urne sentendosi “la vera ed unica rappresentanza reale del Paese”. A cominciare dalla Lega, che si dice forte del 34% ottenuto alle recenti elezioni europee, e finire al Pd e al M5S. Degli altri, e cioè di Fratelli d’Italia, di Forza Italia eccetera, per restare al campo degli integralisti del voto anticipato, non è neanche il caso parlarne. Semplicemente ridicoli, alla luce dei numeri che sto per ricordarvi.

Insomma, dalla più recente consultazione elettorale generale, è emerso che l’unico vero partito di maggioranza nel Paese è quello dell’astensione, dei cittadini cioè che non vanno a votare (e non per pigrizia!) o annullano la scheda. Un partito che vale il 44%. Il che, a rigor di logica, è anche l’unico partito titolato a farlo, ma che non chiede evidentemente di tornare alle urne.

Sicché, fatto cento l’intero corpo elettorale (51 milioni di persone su 60 milioni dell’intera popolazione) la Lega ha preso 9 milioni 175 mila 208 voti, per cui rappresenta solo il 19 per cento degli elettori (meno di uno su cinque); il Pd il 12% e il M5S il 9,5%.

Degli altri, ripeto, non parlo. Le percentuali di rappresentanza reale del Paese si riducono a quelle di un prefisso telefonico, perciò non fateci ridere. Anzi, non fate ridere le mosche, perché a noi onestamente viene soltanto da piangere.


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