Si fa presto a dire cultura finanziaria, intesa come necessità di difendersi non solo dalle banche (e Dio solo sa di quanto ce n’è bisogno, ultimamente) ma anche di percorrere strade nuove per tutelare e, perché no, accrescere i nostri risparmi. Si dovrebbe imparare a scuola, ma la scuola – lo sapete – ormai non fa molte cose. In ogni caso, in questa prospettiva, il Trading on line (Tol) sta diventando un vero e proprio fenomeno di massa. Brokers agguerriti, che spuntano come funghi, ormai, cercano e irretiscono ogni giorno nuovi investitori, alias piccoli risparmiatori. I quali – attratti dal guadagno facile (sic!) – prima ancora che clienti, nella maggioranza dei casi, vengono considerati soltanto polli da spennare. Brokers che, a fargli da sponda, trovano puntualmente la complicità di sedicenti coach, guru all’acqua di rose, che oltre a non aver guadagnano mai un centesimo dall’attività di trading, spesso straparlano e diffondono soltanto luoghi comuni (e magari fin qui non fanno nemmeno troppi danni) o notizie e strategie rabberciate qua e là sul web. Le statistiche parlano chiaro: il 95% dei neofiti, eccitati oltremodo dalla possibilità offerta da internet di poter vestire i panni di novelli Warren Buffet, spesso nel giro di pochi mesi ci rimettono entusiasmo e capitali. In più di un caso anche la tranquillità familiare. Beninteso, non che quella del trader sia attività particolarmente difficile, ma di certo insidiiosa assai lo è. E questo è bene tenerlo sempre a mente. Intanto, occorrerebbe studiare, evidentemente, almeno un po’. Nel senso che, acquisiti i concetti, i calcoli li fa ormai per noi il pc. E anche velocemente. Ma le basi bisogna averle. Insomma, non occorre necessariamente padroneggiare formule matematiche più o meno complesse. Per il resto, è vero, l’attività dello speculatore finanziario richiede soprattutto disciplina, tanta disciplina. E quest’ultima – giusto per sottolineare – è in ogni caso sempre figlia della conoscenza e di una solida formazione di base. Ma, almeno per ora, lasciamo perdere i dettagli (ricordate, tuttavia, che è nei dettagli che il diavolo ci mette la coda). Questo blog, dunque, semplicemente si pone lo scopo di offrire uno scenario di base, qualche dritta, semplici informazioni, qualche orientamento, un’intuizione, un po’ di esperienza – peraltro con il piglio che è proprio dell’autore, ovvero, giornalistico – in un campo che resta in ongi caso molto complesso e che, appunto, non va preso mai sottogamba. Anche perché non siamo noi a smuovere i capitali e a indirizzare il mercato, anzi. I pesci grossi, gli squali, sono altri. Noi siamo – si dice a Napoli, soltanto “pesciolini di cannuccia”. Dunque, Tradermania vuole essere una sorta di piazza deve ciascuno può esprimere in totale libertà opinioni, diffondere – se lo ritiene – strategie personali, dare consigli, portare la propria esperienza, lanciare eventuali allarmi. Ovviamente, non è in invito né sollecitazione ad investire. Così come resta personale la responsabilità delle scelte che si andranno a fare. Una cosa, però, può senz’altro essere: una rete di protezione solidale dove ciascuno può presidiare una maglia, insomma, metterci del suo, se ritiene, a favore degli altri. Ecco, l’idea è questa. Se vi garba, fatevi avanti: “con juicio”, però.
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