Morire per Kiev? E’ la domanda che si pone il mondo occidentale, in primis l’Unione Europea, di fronte all’escalation dell’invasione russa dell’Ucraina. E per evidenti motivi geo-politici. E perché non è la prima volta della Russia. E perché la storia si ripete e ripete un canovaccio fin troppo noto.
La risposta all’appello che sale pressante da un paese democratico dovrebbe essere sì – è evidente – perché ne varrebbe la pena non per una, ma per mille ragioni ormai note a tutti. E questo ben al di là della retorica del pacifismo di maniera, che peraltro – trattandosi della Russia e, dunque, di un mito della più becera sinistra – neanche si vede in questa circostanza. Certo fossero stati gli Usa ad aggredire un paese democratico, il discorso delle piazze sarebbe stato di ben altro tenore. Putin, infatti, ha messo in conto – eccome – proprio la pavidità del mondo occidentale per agire, oserei dire, indisturbato.
Del resto, dal cappello del cilindro delle riunioni delle cancellerie europee e degli stessi Stati Uniti, che in questo senso hanno fatto da battistrada, sono venute fuori soltanto le “sanzioni” come risposta ad una insopportabile aggressione armata. Peraltro, al momento soltanto minacciate.
Sanzioni – ricordo – che non spaventarono più di tanto nemmeno il Duce, all’epoca dell’avventura coloniale: ed è tutto dire. Figurarsi nel caso della Russia.
Il Paese di Putin – ricordano i più attenti osservatori di fatti economici – ha un debito pubblico fra i più bassi al mondo: il 17% del Pil. Riserve per 630 miliardi di euro, di cui 150 miliardi in oro (è la quinta nazione per riserve aurifere), nessun titolo di Stato Usa in portafoglio. Il bilancio statale raggiunge il pareggio con il petrolio a 43 dollari al barile (oggi siamo a 100 dollari). La dipendenza europea dal gas russo è altissima. Non teme neppure l'esclusione dal sistema di pagamenti internazionali Swift perché ha già implementato altre piattaforme.
Insomma, al pari della Buonanima, immagino che alla minaccia delle sanzioni Putin che abbia risposto: “E sanzionami questo!” e con ben altri argomenti dell’Italietta del Duce.
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