C’è prudenza sui mercati finanziari in attesa delle indicazioni che arriveranno dalla Banca centrale europea. Alle 13,45 infatti saranno comunicate le decisioni sui tassi e alle 14,30 ci sarà la consueta conferenza stampa del presidente dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi. Gli operatori non si aspettano, evidentemente, variazioni (l’attuale tasso di interesse è dello 0,00%, mentre il tasso sui depositi è del -0,40%) e tuttavia daranno molta importanza alle parole del presidente per capire quali saranno gli scenari della politica monetaria comunitaria nei prossimi mesi. La sensazione generale, infatti, è che almeno relativamente al QE le variazioni potrebbero arrivare con il mese di giugno e a seguire.
Dunque, allo momento queste le situazioni delle diverse piazze finanziarie del Vecchio Continente, L'indice Stoxx Europe 600 guadagna lo 0,46%, il Dax30 di Francoforte segna -0,26%, il Ftse100 di Londra è piatto, il Cac40 di Parigi +0,25% e il Ftse Mib di Milano +0,09%.
Intanto, nella prima mattinata le Borse cinesi hanno messo a segno un rimbalzo sull'onda dell'indebolirsi di uno scenario di guerra commerciale con gli Usa, dopo l'annuncio di Trump su dazi all'import di acciaio e alluminio. A Hong Kong, l'indice Hang Seng ha guadagnato l'1,52% (457,60 punti) a quota 30.654,52; in Cina continentale, l'indice composito di Shanghai è salito dello 0,51% (16,74 punti) a 3.288,41, con un volume di scambi pari a 175,9 miliardi di yuan (22,4 miliardi di euro).
Positiva anche Tokyo dove il Nikkei 225 ha chiuso in crescita dello 0,54% (ha fatto peggio l'indice più ampio Topix, che tuttavia si è apprezzato dello 0,35%).
Intanto, va ricordato che anche la Borsa di New York ieri ha chiuso la seduta in ordine sparso. Il Dow Jones ha perso lo 0,33%, l'S&P 500 lo 0,05% mentre il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,33%. Wall Street era partita male a causa delle dimissioni di Gary Cohn, principale consigliere economico di Donald Trump alla Casa Bianca e contrario alle misure protezionistiche, ma ha recuperato terreno nel finale grazie alle rassicurazioni di Washington secondo cui alcuni paesi potrebbero essere esonerati dall'applicazione dei dazi su acciaio e alluminio.
I DATI MACROECONOMICI ATTESI OGGI
Giovedì 8 marzo 2018
13:45 EUR Decisione sul tasso d’interesse (Mar);
14:30 USD Richieste settimanali sussidi di disoccupazione;
16:30 USD Variazione settimanale delle scorte di petrolio EIA.
GIAPPONE: CRESCITA PIL QUARTO TRIMESTRE RIVISTA ALL'1,6% ANNUO
Secondo quanto comunicato dall’Ufficio di Gabinetto nipponico, il Pil del Giappone è cresciuto dell'1,6% annuo nel quarto trimestre, in frenata rispetto al 2,2% del terzo (2,6% nel secondo) ma sopra allo 0,5% della lettura preliminare e allo 0,9% del consensus di Reuters. Su base sequenziale il progresso del Pil del Giappone è stato dello 0,4% contro lo 0,1% della lettura preliminare, lo 0,6% di secondo e terzo trimestre e lo 0,2% stimato dagli economisti.
GIAPPONE: ECONOMY WATCHERS CALATO A SORPRESA IN FEBBRAIO
L'Ufficio di Gabinetto nipponico ha comunicato il dato relativo all’Economy Watchers corrente (sondaggio che determina la fiducia tra i lavoratori in Giappone in relazione all'attività economica e permette di anticipare la spesa dei consumatori) che prosegue nel suo declino anche in febbraio e lo fa a sorpresa. Lo scorso mese, infatti, l'indice è calato a 48,6 punti dai 49,9 punti di gennaio (53,9 punti in dicembre) e contro attese degli economisti per un progresso a 50,5 punti. Si tratta del livello più basso dai 48,1 punti dell'aprile 2017. La componente in prospettiva del sondaggio è parimenti calata a 51,4 punti dai 52,4 punti di gennaio (52,7 punti in dicembre).
GIAPPONE: PRESTITI EROGATI CRESCONO DEL 2,1% IN FEBBRAIO
La Bank of Japan ha comunicato che in febbraio i prestiti erogati dagli istituti di credito del Sol Levante sono cresciuti su base annua del 2,1% (a quota 521.735 miliardi di yen, pari a 3.969 miliardi di euro al cambio attuale), in rallentamento rispetto al progresso del 2,3% registrato in gennaio (rivisto al ribasso dal 2,4% comunicato lo scorso mese) e del 2,5% in dicembre. Il dato è inferiore al 2,4% stimato dagli economisti. Escludendo i trust la crescita dei prestiti è stata parimenti del 2,1% contro il 2,3% precedente (2,4% in dicembre).
CINA: EXPORT RIMBALZATO DEL 44,5% ANNUO NEL MESE DI FEBBRAIO
Secondo i dati diffusi dalla General Administration of Customs (l’autorità delle dogane di Pechino), in febbraio l’export dalla Cina, calcolato in dollari, è rimbalzato del 44,5% annuo, dopo il progresso dell'11,1% di gennaio (10,9% in dicembre) e ampiamente sopra al 13,6% del consensus di Reuters. Nel bimestre gennaio-febbraio, abitualmente accorpato perché include le festività del Capodanno lunare (caduto quest'anno venerdì 16 febbraio), il progresso dell'export è stato del 24,4% annuo, contro il 4,0% del pari periodo del 2017. L’import è invece cresciuto del 6,3% annuo in febbraio, in netta frenata rispetto al 36,9% di gennaio (4,5% in dicembre) e sotto al 9,7% atteso dagli economisti (21,7% la crescita complessiva nei primi due mesi del 2018).
CINA: DODICESIMO MESE IN SURPLUS PER LA BILANCIA COMMERCIALE
Secondo i dati diffusi dalla General Administration of Customs (l’autorità delle dogane cinesi), in febbraio il surplus della bilancia commerciale della Cina è cresciuto a 33,74 miliardi di dollari dai 20,34 miliardi di gennaio (54,65 miliardi in dicembre). Si tratta del dodicesimo mese consecutivo in surplus dopo il deficit del febbraio 2017 (il primo dal febbraio 2014) di 9,15 miliardi di dollari e il dato è ampiamente superiore ai 5,40 miliardi del consensus del Wall Street Journal, che si attendevano un impatto decisamente maggiore dallo stop delle attività commerciali per le festività del Capodanno lunare (caduto quest'anno venerdì 16 febbraio).
DAL BEIGE BOOK EMERGONO PRESSIONI SU PREZZI E SALARI IN USA
Secondo quanto emerge dall’edizione del Beige Book diffusa mercoledì dalla Federal Reserve (Fed), relativa al periodo fino allo scorso 26 febbraio, economia e inflazione hanno continuato nella loro espansione da modesta a moderata in tutti i 12 distretti in cui vengono divisi gli Stati Uniti. "I prezzi sono aumentati in tutti i distretti", si legge ancora nel rapporto, con i datori di lavoro che hanno "aumentato i salari e ampliato i pacchetti di benefit in risposta a condizioni irrigidite per il mercato del lavoro", anche se la crescita complessiva di prezzi e compensi è stata definita "moderata". Quattro distretti Usa hanno indicato un "significativo rialzo" per i prezzi dell'acciaio, con le aziende che hanno anticipato i piani del presidente Donald Trump per un incremento dei dazi sull'import in Usa di materie prime.
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