Il FTSE MIB segna al momento -0.10%. Positivi anche o mercati azionari europei: DAX -0.03%, FTSE 100 +0.13%, CAC 40 +0.03 %, IBEX 35 -0.25%.
Future sugli indici azionari americani in lieve rialzo. Le chiusure dei principali indici nella seduta precedente a Wall Street (ieri 26 dicembre): S&P 500 -0,11%, Nasdaq Composite -0,34%, Dow Jones Industrial -0,03%.
In Giappone il Nikkei 225 ha chiuso con un guadagno dello 0,08%.
Denaro sui petroliferi grazie al rally del greggio sui massimi dalla primavera 2015 dopo l'esplosione di un oleodotto ieri in Libia. Di contro si registra la riattivazione dell'oleodotto Forties nel Mare del Nord. Il future marzo sul Brent segna 66 $/barile, il future febbraio su WTI segna 59,70 $/barile. In verde Tenaris (+1,1%) ed Eni (+1%).
Alla riapertura dei mercati alcuni osservatori fanno notare il flash crash dell’Euro (-3%) nei confronti del dollaro nel giorno di Natale. Attacco speculativo o errore? È la domanda che si pongono. Insomma, effetto negativo delle operazioni automatiche dei robot (che hanno evidentemente continuato a lavorare anche nel giorno di festa, nelle stanze vuote degli operatori professionali) o manovra speculativa favorita dagli scarsi scambi?
In attesa di saperne di più, questa la situazione generale dei mercati, al momento.
Con il ritorno all’attività post festiva l'andamento in Asia è annotato contrastato dagli osservatori anche se complessivamente positivo, come confermato dal guadagno intorno allo 0,20% dell’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, che si muove sui massimi da fine novembre.
L'impatto ribassista sul settore tecnologico del declino di Apple (peggiore titolo del Dow Jones Industrial Average martedì) era già stato metabolizzato dai mercati della regione nelle precedenti sedute. La stessa Samsung Electronics, deprezzatasi come molti fornitori di Apple su indicazioni di una domanda inferiore rispetto alle attese per il nuovo iPhone X, recupera nettamente terreno: il guadagno del 2,32% del colosso sudcoreano viene controbilanciato dalle nette perdite dei big della cantieristica navale ma è comunque dello 0,38% l'apprezzamento in chiusura del Kospi di Seoul.
Nelle giornate festive diverse della principali piazze della regione asiatica avevano scambiato regolarmente. Lunedì 25 dicembre a Tokyo il Nikkei 225 aveva chiuso in rialzo dello 0,16% (performance sostanzialmente identica per l’indice più ampio Topix, apprezzatosi dello 0,15%). Shanghai Composite e Shanghai Csi 300 avevano invece perso lo 0,50% e lo 0,32% rispettivamente, contro il declino dello 0,93% dello Shenzhen Composite. Nella giornata di Santo Stefano l'indice delle blue chip nipponico aveva segnato un declino dello 0,20% (0,26% la flessione del Topix). Shanghai Composite e Shanghai Csi 300 avevano chiuso in rialzo dello 0,78% e dello 0,30% rispettivamente, contro il progresso dello 0,43% dello Shenzhen Composite. A Seoul era invece stato dello 0,54% il deprezzamento del Kospi.
Sul fronte macroeconomico, secondo i dati diffusi martedì dal ministero nipponico di Affari Interni e Comunicazione, l'inflazione del Giappone è cresciuta in ottobre dello 0,6% annuo, in accelerazione rispetto allo 0,2% di ottobre e contro lo 0,5% stimato dagli economisti. Il dato core (al netto degli alimenti freschi e benchmark su cui la Bank of Japan ha il target del 2%) è invece salito allo 0,9% dallo 0,8% di ottobre, in linea con il consensus. La spesa delle famiglie nipponiche è invece cresciuta dell'1,7% annuo in novembre, contro il declino dello 0,3% di settembre e ottobre e il progresso dello 0,5% del consensus di Reuters.
Netto arretramento per le piazze della Cina continentale. Shanghai Composite e Shanghai Csi 300 hanno infatti perso lo 0,92% e l'1,54% rispettivamente, contro il declino dello 0,70% dello Shenzhen Composite. Si muove invece in altalena intorno alla parità Hong Kong, dopo essere rimasta chiusa (come Sydney) sia nella giornata di Natale che in quella di Santo Stefano.
Non basta la spinta dei titoli legati alle materie prime (il Wti ha toccato quota 60 dollari al barile, mentre il rame si muove sui massimi di tre anni e mezzo) per sostenere l'indice australiano: l'S&P/ASX 200 chiude infatti invariato.
Comments