Il mio amico Alfredo Manzella, commentando su Facebook un mio post, ha scritto: Torneremo all'austerity dei primi anni '70 quando si verificò una grave crisi petrolifera. Aggiungo qui di seguito – soltanto perché un po’ lunga e magari anche di interesse più generale, benché di carattere personale – una ulteriore considerazione.
CARO Alfredo,
il rimando allo shock energetico del 1973 è d’obbligo, almeno per quelli che hanno più o meno la nostra età. Anche allora la crisi energetica ebbe inizio con una guerra (la cosiddetta Guerra del Kippur) ed un embargo nei confronti dei paesi maggiormente filo-israeliani. Praticamente i paesi dell’Occidente, i quali pertanto dovettero per la prima volta misurarsi con le conseguenze dell’Austerity sulle industrie, prima ancora che sulle famiglie e i cittadini.
Insomma, a guardare bene, qualche analogia con la situazione odierna c’è. Ma tant’è.
La storia è maestra di vita, si dice: vi è, però, che l’uomo in genere e la classe politica in particolare o, se vuoi, l’odierna classe dirigente, hanno la memoria corta. Insomma, quando si va in guerra – e noi lo siamo – bisogna necessariamente mettere in conto le mosse dei nemici. E dunque prepararsi alle conseguenze. E noi non abbiamo fatto né l’uno né l’altro.
E quando dico prepararsi, intendo a tutti i livelli. A cominciare da quelli territorialmente a noi prossimi. In proposito, colgo l’occasione per raccontarti un episodio che la dice lunga sulla qualità della nostra classe dirigente.
Subodorando la “malaparata” mesi fa ho attivato la procedura per l’installazione di un impianto fotovoltaico sulla mia abitazione attraverso una primaria società del gruppo Eni, Evolvere Spa. Insomma, roba seria.
Ebbene, a distanza di mesi questi signori hanno scoperto (sebbene lo avessi fatto presente) che in zona Briano-San Leucio esiste un vincolo paesaggistico. Il quale, però, oggettivamente, non impedisce la realizzazione – a certe condizioni – dell’impianto. Tanto è vero che nel mio parco già ne sono stati realizzati diversi.
Ad ogni buon conto, i dirigenti di Evolvere mi chiedono una certificazione del Comune che attesti, appunto, che l’impianto si può fare, a condizione che i pannelli fotovoltaici siano integrati nel tetto. Penso, si tratti di una dichiarazione banale, addirittura tautologica, essendo la condizione prevista già dalla legge e regolamento attuativo. Ma alla sterile confutazione dell’evidenza preferisco agire di conseguenza e con pazienza. Così mi rivolgo al Comune, alla mia casa Comune, nella speranza di superare l’ “ottusaggine” burocratica. Ma qui – inutile dirtelo – trovo un altro muro. Il dirigente dell’ufficio urbanistica – a precisa domanda: “mi dice, per cortesia, per iscritto se sulla mia abitazione, dove nei dintorni sono stati già realizzati impianti di energia solare, posso farne uno e a che condizioni?” - mi risponde che tale dichiarazione il Comune non la può fare. Che la legge parla chiaro. E cioè che dice? Che si può fare, ma a certe condizioni. Bene lo scriva! Macché. E non c’è verso di fargli cambiare idea.
Nel frattempo, la situazione dei cosiddetti “bonus e superbonus”, per l’inefficienza della burocrazia (a tutti i livelli) ed una rappresentanza politica cialtrona (a tutti i livelli) ha subito una battuta d’arresto – ufficialmente per colpa delle banche! – bloccando come la mia chissà quante altre pratiche.
Per non tirarla ancora per le lunghe, è appena il caso di ricordarti, caro Alfredo, che un Mwh di energia prodotto da un impianto fotovoltaico costa non più di 30 euro, rispetto ai 500 che gli imprenditori si sono visti addebitare in bolletta ad agosto scorso. E che l’energia in eccesso prodotta con gli impianti in “bonus” viene “offerta” non venduta al gestore della rete, il quale invece a sua volta la rivende agli altri utenti.
Ora, non so dire se e quanta energia in questi quattro mesi di impasse i “privati” avrebbero potuto mettere sul mercato a buon prezzo, e dunque in che misura avrebbero potuto colmare il fabbisogno generato dalla crisi, sta di fatto che ora a cominciare dai politici, ci stanno chiedendo di fare una doccia in meno, di abbassare io termosifoni, di usare le biciclette a pedalate non assistite, di fare la lavatrice soltanto di notte e a pieno carico, di cuocere la pasta con l’acqua fredda e amenità varie. E intanto di indebitarci (ai nuovi tassi di interesse, evidentemente) ancora…
Ma davvero dite? Ma davvero fate? Ma andate a quel paese, cialtroni!
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