L'ottava si è chiusa con un’autentica galoppata del dollaro australiano. L’Aud ha marciato al rialzo per quattro giorni consecutivi.
Tranne oggi, dunque, dal momento che a conclusione della settimana positiva molti trader hanno evidentemente pensato di chiudere le posizioni sui massimi e capitalizzato.
A partire dalla tarda mattinata di venerdì, infatti, dopo aver lambito la media a 200 periodi sul grafico giornaliero, l’australiano ha cominciato a perdere posizioni rispetto al dollaro americano, concludendo la giornata e la settimana con una barra negativa sovrastata da un’ombra pari quasi al corpo della candela a 0,7638 (massimo di giornata e della settimana a 0,7694).
Il motivo dell’apprezzamento della valuta australiana risiede – secondo gli analisti – nei dati diffusi dall’Ufficio di Statistica australiano (ABS). In particolare, il rapporto sul lavoro che è stato registrato di gran lunga migliore delle attese per il mese di novembre. Anche se il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 5,4%, infatti, l’occupazione è aumentata di 61.600 unità (dato destagionalizzato), superando ampiamente le previsioni medie poste a 19.000 unità.
La notizia, peraltro, è apparsa assai significativa dal momento che gran parte di questi impieghi è a tempo pieno (+41.900). Ovviamente, anche le occupazioni a tempo parziale sono cresciute, ma solo di 19.700 unità. Infine, il tasso di disoccupazione è rimasto costante per il semplice motivo che la partecipazione è balzata al 65,5% dal 65,2% nel mese precedente.
Notizie, insomma, “sicuramente positive per l’economia australiana – fa Arnaud Masset di Swissequote – che nel tempo si tradurranno in pressioni maggiori sui prezzi, cosa che non potrebbe che far piacere alla RBA, aiutandola nella sua missione di far salire l’inflazione nella fascia obiettivo del 2-3%”.
Ma c’è di più. A favore della divisa australiana giocano senz’altro sia la spinta positiva generata dal rialzo dei prezzi delle materie prime e sia, dall’inizio del mese, il differenziale fra gli interessi sui rendimenti dei titoli statunitensi e australiani a 2 anni, che ha iniziato ad ampliarsi leggermente.
Insomma, per ricapitolare: dall’inizio della settimana, l’AUD ha guadagnato quasi due figure contro il biglietto verde. E, dunque, la domanda da porsi ora è: quali indicazioni operative si possono trarre da tutti questi elementi?
Di certo, sulla scorta dell’analisi fondamentale, la risposta più ovvia è quella di predisporsi ad andare decisamente lunghi sulle coppie con l’Aud al numeratore.
Il ragionamento, tuttavia, valido in una prospettiva multiday, deve prima scontare – evidentemente – un ritracciamento del prezzo che già ora si è fermato poco oltre il livello del 23,6% di Fibonacci, ma che potrebbe arrivare al 38,2 (0,7620 Usd) e forse addirittura al 50% (0,7559 Usd). Livello, quest’ultimo, che peraltro sarebbe il punto di pullback sulla linea superiore del canale ribassista cominciato il 9 settembre scorso partito dal massimo di periodo di 0,8125 Usd.
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