L’ottimismo contagia le borse. Nonostante la chiusura per festività di Tokyo le piazze finanziarie cinesi continuano a muoversi in territorio positivo, e così quelle europee, stamattina.
Secondo gli analisti il rialzo non si fermerà per ora. A soffiare vento in poppa ci sono le condizioni economiche generali che, pure al di là di qualche dato non proprio brillante ( si veda il rapporto sul lavoro americano pubblicato venerdì scorso), continuano ad essere improntate alla crescita.
Rivediamoli, allora, i dati macro-economici da cui bisogna necessariamente partire, questa settimana, per comprendere gli sviluppi dei prossimi giorni e forse anche mesi.
LAVORO
Il rapporto sul lavoro americano di dicembre, come si diceva, è stato in parte deludente. I posti creati sono stati solo 148K, sotto la media annua per 171K posti; il tasso di disoccupazione, al 4,1%, si è confermato però ai minimi del dicembre 2000 e la partecipazione alla forza lavoro è rimasta ferma. I salari orari, su cui il mercato pone maggiore attenzione, sono cresciuti in un anno del 2,5%, più che sufficiente per sostenere l'inflazione ma si tratta di un incremento modesto rispetto a quelli registrati in altre fasi di espansione economica.
Si allontana, almeno per adesso, la prospettiva che la Federal Reserve sia costretta a alzare i tassi in modo più rapido del previsto per evitare un surriscaldamento dell'economia, anche se gli analisti stanno ragionando sugli effetti che provocherà la riforma fiscale del presidente americano, Donald Trump, ancora tutti da vedere.
BORSE
Anche un dato del lavoro inferiore alle attese non sembra però in grado di fermare il progresso delle borse europee ed americane, con le prime in fase di rimonta dopo un 2017 in tono minore. Il Dow Jones ha agevolmente superato la soglia dei 25K punti grazie alla corsa da mille punti più rapida di sempre: l'indice delle 30 blue chip aveva conquistato i 24K punti soltanto il 30 novembre scorso.
Il presidente americano, che si è spesso vantato del rally dell'azionario come se il merito fosse esclusivamente suo, ha suggerito che il Dow potrebbe crescere di un altro 20% arrivando a 30.000 punti. Dopo il superamento di "una grande barriera", a quota 25.000, "il nostro nuovo numero - ha detto Trump - è 30.000".
L'idea è che con la maggiore riforma fiscale dagli anni '80 gli stimoli daranno benefici. Che il leader Usa abbia o no ragione, l'azionario Usa prosegue il rally che nel 2017 aveva permesso di archiviare il migliore anno dal 2013.
Secondo gli analisti delle principali banche d'affari il Toro continuerà a correre, almeno per la prima parte del nuovo anno. Ma ci sono ostacoli che dovrà schivare. Il nuovo anno, dicono, si presenta ancora favorevole per gli asset rischiosi, in un contesto di crescita globale ancora solida, di volatilità in lieve aumento ma ancora contenuta e di inflazione in ripresa, con le banche centrali che proseguiranno sulla strada della normalizzazione delle politiche monetarie.
CAMBI
Prosegue il rally del periodo festivo per l'euro che dal 22 dicembre ha guadagnato circa l'1,6% nei confronti del dollaro e nella prima seduta del 2018 ha messo nel mirino i massimi degli ultimi tre anni muovendosi verso quota 1,21. La valuta unica scambia a fine settimana intorno a 1,2070 contro dollaro dopo aver toccato 1,2081: la tendenza rialzista è spiegata dalle attese di forte crescita economica anche nel 2018 e dai commenti di membri Bce Nowotny e Coeure che hanno prospettato come possibile la chiusura del programma di acquisto titoli entro fine 2018. Il trend del cambio, secondo gli analisti, è motivato in prima battuta dalla scarsa convinzione degli operatori sul fatto che, vista la dinamica ancora scarsa dell'inflazione negli Usa, la Federal Reserve difficilmente potrà operare l'annunciato triplice ritocco dei tassi di interesse (dall'1,25-1,5% ) entro dicembre.
Guardando anche agli altri cambi è principalmente la debolezza del dollaro a spingere il rapporto con la moneta unica: la valuta Usa infatti cede lo 0,4% nei confronti di quella giapponese (a 112,16 yen per un dollaro) e lo 0,25% verso la sterlina (a 1,3555 dollari per un pound).
DOLLARO IN RECUPERO?
Una risalita del dollaro nella prima parte dell'anno, che tuttavia non modificherà radicalmente la tendenza di medio-lungo periodo, che resta quella di un rafforzamento dell'euro, sostenuto dalla ripresa economica globale. Queste le principali previsioni per l'andamento del mercato valutario nel corso del 2018, in base a quanto emerge dalle analisi pubblicate da primari operatori di mercato. 'Il 2018 potrebbe segnare, soprattutto nella prima parte dell'anno, un ritorno di forza del dollaro, confermano da Mps Capital Services.
Gli esperti notano infatti che 'il disaffezionamento del mercato nei confronti del biglietto verde visto quest'anno, legato principalmente alla difficoltà dell'amministrazione Trump nel portare avanti le promesse elettorali, potrebbe venir meno grazie soprattutto all'approvazione della tanto attesa riforma fiscale. Sulla stessa linea gli analisti di Bank of America Merrill Lynch, secondo i quali “il dollaro potrebbe registrare un rally nel primo trimestre, sostenuto dall'aumento dei tassi Usa e dal possibile rimpatrio di capitali in conseguenza alla riforma fiscale”. “Prevediamo un apprezzamento del dollaro, almeno nella prima metà dell'anno, fanno eco gli esperti di Blackrock, che tuttavia sottolineano che “i guadagni saranno modesti mentre la Fed prosegue il cammino lento e costante di normalizzazione dei tassi”. “Ogni rafforzamento del dollaro potrebbe arrestarsi non appena i mercati inizieranno a concentrarsi su quando le altre banche centrali cominceranno a cambiare marcia nella politica monetaria, aggiungono.
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