Borse europee in flessione in scia ai mercati asiatici penalizzati dai timori di un'accelerazione del piano di rialzo dei tassi negli Stati Uniti.
L'indice d'area Stoxx 600 lascia sul terreno un punto percentuale così come Londra (-1,14%) e Francoforte (-1,08%) mentre l'indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese in Germania, è calato a febbraio di oltre due punti.
Parigi cede invece lo 0,64%. L'euro resta debole sul dollaro con la moneta unica a 1,23 sul biglietto verde. Stabile lo spread in area 134 punti base con il rendimento del decennale italiano al 2%.
Milano registra una flessione dello 0,65% con il Ftse Mib a 22.506 punti nonostante il buon dato sul fatturato industriale.
A zavorrare il listino è sempre il settore auto che in linea generale è il più pesante in Europa. Vendite su Ferrari (-2,18%), Fca (-1,6%). Sempre in luce invece Tenaris (+3,14%) in scia ai conti e A2a (+3,22%) con il buy di Kepler. Mentre si appesantiscono i diritti (-7,5%) del Creval.
MERCATI ASIATICI E PACIFICO
Le borse di Asia e Pacifico in calo con Tokyo che lascia sul terreno l'1,07%. Vendite anche su Hong Kong (-1,14%). Il mercato guarda a nuovi rialzi dei tassi in Usa dopo l'ultima pubblicazione delle minute della Fed. Allo stesso tempo si rafforza lo yen che continua a pesare sul comparto dell'export.
Di contro viaggiano in positivo Shanghai (+2,17%) e Shenzhen (+1,89%). Le piazze cinesi che tornano agli scambi dopo la lunga pausa del Capodanno lunare. Tra gli altri listini debole Seul (-0,68%) mentre è leggermente positiva Sydney (+0,12%).
USA
La crescita più solida dell'economia degli Stati Uniti aumenta le probabilità che "una ulteriore politica monetaria graduale di rialzi dei tassi sia appropriata". E' quanto si legge nelle minute della Federal Reserve (nella foto il numero uno Jerome Powell), relative all'ultimo meeting del Fomc, che si è concluso lo scorso 31 gennaio. La Fed ha anche rilevato la presenza di rischi al rialzo a causa dei tagli alle tasse lanciati dall'amministrazione Trump, e alcuni funzionari hanno rivisto al rialzo l'outlook sul Pil degli Stati Uniti rispetto al meeting di dicembre. Sul fronte dell'inflazione, non sono stati rilevati segnali di una crescita diffusa dei salari.
In ogni caso, quasi tutti i membri del Fomc, si legge nelle minute, ritengono che l'inflazione centrerà alla fine il target dell'inflazione del 2%, fissato dalla Banca centrale.
Negli stessi verbali si riafferma, dunque, lo scenario positivo per la crescita e il mercato del lavoro, e la fiducia che l'inflazione ritorni verso il 2%.
A gennaio, un “certo numero” di partecipanti aveva alzato le proprie previsioni di crescita e “diversi altri suggerivano che i rischi verso l'alto per la crescita di breve termine potevano essere aumentati”. Sull'inflazione, “diversi' partecipanti erano più fiduciosi in un ritorno dell'inflazione verso l'obiettivo del 2% nel medio termine, mentre “un paio” era preoccupato di una ripresa rapida della dinamica dei prezzi.
Quindi, complessivamente i verbali rivelano rischi verso l'alto per la crescita ma bilanciati per l'inflazione.
Nella valutazione dello scenario a fine gennaio, quando i mercati erano in pieno boom e le condizioni finanziarie sempre più espansive, i verbali riportano preoccupazione per il possibile emergere di squilibri finanziari alimentati dalla persistente crescita al di sopra del potenziale.
La riunione di fine gennaio, e quindi anche i verbali, sono “datati”, perché nelle settimane successive si sono registrati diversi sviluppi significativi: l'accelerazione di salari e prezzi core, l'approvazione di ulteriore stimolo fiscale, la correzione dei mercati azionari, il rialzo dei rendimenti a lungo termine e l'aumento della volatilità.
Secondo alcuni analisti, a meno di ampie sorprese positive dalle variabili nominali di febbraio, è ancora difficile un aumento della mediana del 2018 (tre rialzi) alla prossima riunione, perché richiederebbe un cambiamento di opinione di diversi partecipanti. Revisioni al sentiero dei tassi, forse più sul 2019 (per cui attualmente sono previsti solo due rialzi) che sul 2018 potranno essere valutate a giugno, con un quadro più chiaro di inflazione, crescita e condizioni finanziarie.
VALUTE
Con la pubblicazione dei verbali Fomc in un primo momento il biglietto verde ha reagito in modo brusco, calando leggermente contro gran parte delle altre valute. Le vendite, però, sono durate poco. Stamattina, in assenza di catalizzatori chiave, il dollaro non ha un andamento omogeneo.
L’USD/JPY è in calo dello 0,40% a 107,30, l’EUR/USD si è stabilizzato intorno a 1,2280, mentre continua il momentum rialzista dell’USD/CHF.
Vista l’assenza di catalizzatori globali, gli investitori continueranno a concentrarsi sulla Fed e su qualsiasi cosa che potrebbe condizionare il processo di restringimento.
ORO
L’oro sta scendendo, senza esser riuscito a raggiungere la resistenza 1366 (25/01/2018 max). Supporto individuato a 1306 (04/01/2018 min) e 1290 (16/10/2017). Secondo gli analisti sono possibili ulteriori ribassi.
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