Martedì nero per le borse mondiali, dopo un lunedì pessimo. La Borsa di New York ieri ha chiuso la prima seduta della settimana in forte ribasso (il Dow Jones ha perso il 4,60%, l'S&P 500 il 4,10% e il Nasdaq Composite il 3,78%, intraday l'indice delle blue chip è arrivato a perdere oltre 1.500 punti, circa sei punti percentuali) trascinandosi nel crollo tutte le borse mondiali. È toccato prima al mercato azionario giapponese: il Nikkei 225 ha chiuso a -4,73% e così pure le borse cinesi: l'indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen è terminato a -2,93%, l'Hang Seng di Hong Kong a -5,12%.
Ora è la volta dei mercati europei. Le principali Borse del Vecchio Continente, infatti, hanno aperto la seduta in forte ribasso e l’orientamento della prima parte della giornata, pur restando in territorio negativo sembra comunque procedere nella direzione di una mitigazione delle perdite. Intanto, l'indice Euronext100 cede il 2,25%, il FTSE MIB segna -1,96%, il Dax30 di Francoforte il 2,19%, il Cac40 di Parigi il 2,08% e il Ftse100 di Londra il 2,22%, l’Ibex 35 di Madrid il 2,09%.
A piazza Affari, in particolare, è il settore auto sotto pressione: in netto calo FCA (-3%), Pirelli & C (-2,3%), Ferrari (-2,3%), Brembo (-2,4%), Sogefi (-1,5%). Male anche CNH Industrial (-2,9%).
Male anche i petroliferi con il greggio in netto ribasso: il future aprile sul Brent segna 67,15 $/barile dopo aver toccato i minimi da inizio gennaio, il contratto marzo sul WTI segna 63,70 $/barile (minimi dal 22 gennaio). Eni -2,2%, Tenaris -2,2%, Saipem -3%, Saras -2,4%.
Vendite sul risparmio gestito con FinecoBank -3,2%, Banca Generali -3,1%, Azimut Holding -2,2%.
In rosso i bancari ma il FTSE Italia Banche (-0,8%) perde meno del mercato: merito di Intesa Sanpaolo (+0,1%) che approfitta dei dati 2017.
Secondo gli esperti “Il crollo di ieri a Wall Street è stato innescato da un flash crash”. In altri termini, da i robot. La borsa statunitense, fanno notare, è tutta automatizzata e quando si rompono certi livelli i computer entrano in azione. L'indice Dow Jones è arrivato a perdere oltre il 6%. E, tuttavia, gli automatismi bloccano le vendite, ma anche gli acquisti, fino a quando non interviene la mano umana. Insomma, dietro il crollo – si fa notare – non c’è la situazione economica, dal momento che la disoccupazione è bassa e i fondamentali dell'economia Usa sono buoni.
PETROLIO
Settimana negativa per il petrolio che ha chiuso venerdì a 65,45 dollari al barile, con un ribasso di circa l'1%. L'elemento che ha pesato di più sul mercato è Il sorpasso degli Usa sulla produzione del greggio dell’Arabia Saudita.
NUOVO CROLLO PER IL BITCOIN, PREZZO S
OTTO I 6000 DOLLARI (POI RECUPERA) Il prezzo di Bitcoin è crollato di nuovo nelle ultime ore scendendo sotto la soglia dei 6.000 dollari arrivando a 5.900 per poi recuperare a 6.500 dollari. Un calo del 16% solo nelle ultime 24 ore, che va ad aggiungersi alle vendite degli ultimi 30 giorni che hanno portato la criptovaluta a perdere circa 10.000 dollari con un calo di oltre il 60%.
Dopo l'ultimo crollo Bitcoin di fatto è tornato ai livelli di ottobre 2017, quando di fatto è cominciata l'ultima cavalcata che l'ha portato a valere il suo massimo di 19.200 dollari il 18 dicembre scorso. Da lì in poi una serie di ribassi che stanno continuando in queste ore.
Il crollo della criptovaluta più famosa si è portato dietro tutte le altre. Su Coinbase Ethereum è scambiato a 643 dollari (-20%) e Bitcoin Cash a 861 dollari (-18%).
I DATI MACROECONOMICI ATTESI OGGI
Martedì 6 Febbraio 2018
14:30 USA Bilancia commerciale dic;
16:00 USA
Indice JOLTS (mercato del lavoro) dic;
22:30 USA Scorte settimanali petrolio (API).
AUSTRALIA: RBA LASCIA INVARIATI I TASSI AI MINIMI DELL’1,50%
La Reserve Bank of Australia (Rba), come ampiamente previsto, ha lasciato invariati i tassi d’interesse ai minimi storici dell’1,50% (livello raggiunto nell’agosto del 2016 con una riduzione di 25 punti base). Secondo il board dell’istituto centrale, che ha ripetuto quanto dichiarato già in occasione dei precedenti meeting, il mantenimento è coerente con la crescita sostenibile dell’economia dell’Australia e con il raggiungimento nel tempo dei target d’inflazione.
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