La riunione di ieri dell’Eurogruppo non è stata né facile né agevole. Alla fine, però, con Gentiloni e Gualtieri che soltanto alla firma dell’intesa hanno capito in che pasticcio hanno cacciato l’Italia, i punti fissati sono questi.
1) Finanziamento totale: circa 1 trilione di euro, di cui disponibili subito 500 miliardi da dividere fra i 27 stati membri e 500 miliardi per la ricostruzione dopo l'emergenza.
2) Uso del MES (240 miliardi) solo per finanziamenti alla sanità. Il prestito è fino al 2% del PIL del paese debitore (circa 36 miliardi per l'Italia). Dopo l'emergenza tornano gli obblighi di bilancio.
3) Fondo temporaneo finanziato dal bilancio europeo (proposta francese). Ancora non è stata definita e non si sa se verrà attivata questa misura.
4) Finanziamenti dal Sure (100 miliardi) sotto forma di prestiti della UE agli stati per aiuti a disoccupati e dipendenti.
5) Finanziamenti della BEI, Banca Internazionale degli Investimenti (200 miliardi). La BEI è finanziata in misura minore da sovvenzioni dirette degli stati e in misura maggiore dall'emissione di obbligazioni proprie. Il suo mandato è finanziare progetti di sviluppo mediante prestiti e garanzie agli stati. Ogni finanziamento perciò è finalizzato alla realizzazione un dato progetto e di solito copre fino al 50% del capitale necessario a completare il progetto (queste sono le sue linee guida normali. Non sappiamo se verranno modificate in questo frangente).
Questo lo stato dell’arte al momento.
1) Aggiungo: “I Paesi Bassi vincono la battaglia europea”. Il titolo non è mio. Campeggia sul sito del quotidiano olandese De Telegraaf di oggi.
2) In Germania Die Welt, dopo lo scivolone sulla “mafia che aspetta i soldi Ue”, parla di apertura dei Paesi del Nord a quelli del Sud, soprattutto l’Italia, per quanto riguarda il Mes, perché mentre in generale il Trattato “prevede che i prestiti siano collegati a condizioni economiche come le riforme strutturali“, stando alla proposta concordata dai ministri delle Finanze dell’Eurozona “i prestiti sono concessi praticamente senza condizioni” a patto di usarli “per i costi medici diretti e indiretti o i costi della prevenzione”.
3) Nonostante il suo contributo complessivo al bilancio dell’Ue sia di appena 4,845 miliardi di euro, contro i 15,215 miliardi di euro versati dall’Italia (terzo contribuente dopo Germania e Francia), l’Olanda è sempre apparsa intenzionata a tutto pur di far prevalere la sua voce su quella italiana. Il Parlamento olandese ha infatti votato per due volte contro l’accettazione degli Eurobond richiesti da Roma.
4) Il capitale su cui può contare il MES è di 700 miliardi di euro di cui gli stati membri hanno iniziato a versare pro quota 80 miliardi di euro, l’Italia partecipa con circa il 18% (terzo contribuente sempre dietro Germania e Francia) equivalente a 125 miliardi e 395,9 milioni. Il paradosso di questa istituzione, tuttavia, consiste nel fatto che per parteciparvi l’Italia già si è dovuta indebitare e dovrà farlo ancora: ma per riceverne un aiuto (ritirare, cioè, parte dei fondi versati, nel caso di necessità) dovrà sottostare alle prescrizioni che gli imporranno, sempre Olanda, Germania, Austria eccetera, in buona compagnia con Bce e Fondo monetario Internazionale.
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