Stretti nella morsa tra crisi energetica ed inflazione. Di peggio non poteva capitarci, a coronamento della pandemia da covid.
Fra qualche ora la signora Lagarde, numero uno della Banca centrale europea (Bce) ci comunicherà di quanto aumenterà il costo (tassi di interesse) dell’euro, come misura per tenere a freno appunto l’inflazione. La quale ultima, non è da domanda (cioè alimentata dai consumi, che tutto sommato non sarebbe una cattiva cosa) ma generata dall’offerta: i cui prezzi non derivano – come ormai tutti sappiamo – dall’aumento dei costi di produzione, ma dalla speculazione economica e politica.
E speriamo che la signora Lagarde si limiti soltanto a comunicare i nuovi tassi, senza magari dilungarsi in commenti. I quali, infatti, spesso sono anche più perniciosi delle decisioni adottate dall’istituto presieduto dalla elegante signora francese, che appena ieri consigliava caldamente ai suoi compatrioti di usare la bicicletta. Consiglio che forse faremmo bene a seguire anche noi, vista l’aria che tira. E magari anche la signora.
Ora, in Europa si parla finalmente di mettere un tetto al prezzo dell’energia. Non so se e quando la misura sarà adottata e, soprattutto, se potrà essere efficace.
So, invece – nel bailamme delle voci dei partiti che in proposito non sanno a quale santo votarsi, finendo così per bestemmiarli tutti – che il prezzo dei future sul gas scambiati in Olanda sono ormai fuori controllo. O, come ha scritto Davide Tabarelli sul Sole 24Ore, “il mercato non funziona più”. “Schizzati sopra i 300 mwh i prezzi ora viaggiano sui 200, con una spesa che per le aziende italiane hanno sfiorato i 500 euro a Mwh ad agosto in bolletta”.
Il tutto mentre i costi per produrre 1 Mwh con l’idroelettrico sono pari a 10 euro, con il solare 30-35 Mwh, con l’eolico 40-45. Con il nucleare – che non è dietro la porta –ci vogliono invece 160 euro per Mwh, mentre per carbone circa 100 euro.
Tirate un po’ voi le conclusioni.
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