Della sinistra al governo della Seconda Repubblica, giusto per limitarci agli ultimi quattro lustri di politica italiana, non intendo parlarne. Men che meno del centro-sinistra (mi raccomando, col trattino come - con pignoleria sarda – teneva a precisare il vulcanico presidente della Repubblica Francesco Cossiga).
I guasti lasciati in eredità agli italiani da questa sedicente classe politica sono sotto gli occhi di tutti. Smantellamento dello stato sociale (a cominciare dallo Statuto dei lavoratori), allargamento del divario tra le classi sociali (ovviamente a favore dei ricchi), incapacità di eleggere per ben due volte un presidente della Repubblica, esplosione esponenziale del debito pubblico, ricorso a quattro governi tecnici (Monti, Conte 1, Conte 2 e Draghi), leggi ad personam, scandali della magistratura, eccetera eccetera, sono solo alcuni dei punti di critica che si potrebbero sollevare.
Ad un esercito di politici improvvisati, senza arte né parte o, come pure oggi usa dire, di scappati di casa, ha provato a fare opposizione ed in ogni caso a distinguersi soltanto il partito di Fratelli d’Italia, che di tutti questi guasti o di gran parte di essi – a ragione – almeno potrà dire: noi non c’entriamo nulla.
In più osservo: con l’infuriare della guerra russa agli ucraini, mentre Matteo Salvini – in virtù di interessi non ancora chiariti dalla Lega e da autorevoli esponenti di questo partito – premeva per andare a solidarizzare con Mosca; mentre Silvio è stato fino all’ultimo indeciso sulla posizione da prendere contro il suo amico Putin; Giorgia Meloni volava negli Usa per ribadire fedeltà al Patto Atlantico e, dunque, confermare una inequivocabile scelta di campo.
Ora mi chiedo, anzi chiedo per un amico: sarà anche la necessità imposta da una legge elettorale che sempre lorsignori si sono ben guardati dal fare, ma che c’azzeccano Berlusconi e Salvini con la Meloni?
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