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Immagine del redattoreAntonio Arricale

Draghi: la crescita sarà lenta per tutto il 2019. Borse europee miste


L'andamento della coppia Eur/Usd, ieri, durante la conferenza stampa di Draghi

Nulla di nuovo dal fronte BCE, con il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi che ieri ha confermato un livello invariato dei tassi fino alla fine del 2019 e se servirà fino a quando ci sarà una convergenza dell'inflazione verso l'obiettivo del 2%.

Per quanto riguarda i dettagli sul Tltro, ossia sulla nuova serie di aste a più lungo termine, "saranno comunicati in uno dei meeting successivi, in particolare come verranno prezzate le aste". Draghi ha confermato una crescita lenta, che si estenderà a tutto l'anno attuale. Da una parte i problemi domestici sembra stiano sparendo ma ci sono ancora alcune cose che pesano sulla crescita europea, come il protezionismo e la vulnerabilità dei mercati emergenti.

Gli aumenti dei salari e dei posti di lavoro continuano, invece, ad aiutare l'economia europea perché portano un po' di pressione inflazionistica. I dati recenti continuano ad essere deboli soprattutto per la manifattura e il rallentamento della domanda estera.

I rischi per la crescita restano dunque orientati al ribasso. L'inflazione - ha continuato il numero uno dell'Eurotower - dovrebbe diminuire nei prossimi mesi, per poi aumentare nel medio termine.

Durante la conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo, Draghi ha poi ribadito che la BCE valuterà la possibilità di assumere misure per mitigare gli effetti collaterali dei tassi di interesse negativi ufficiali sulle banche.


Borse europee miste, UE proroga il termine per la Brexit

Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in ordine sparso. L'indice Stoxx 600 cede lo 0,05%, il Ftse100 di Londra lo 0,1%. Sopra la parità il Dax30 di Frncoforte lo 0,1%, il Cac40 di Parigi lo 0,4% e l'Ibex35 di Madrid lo 0,25%.


Il Consiglio Europeo ha deciso di rinviare il termine per l’uscita del Regno Unito dall’Unione al prossimo 31 ottobre 2019 dopo la riunione fiume di questa notte. La premier britannica Theresa May ha accettato la proroga. Donald Tusk ha detto che fino alla scadenza della proroga il Regno Unito potra': accettare l'accordo di uscita e lasciare l'Unione; cambiare strategia; decidere di revocare l'articolo 50 e cancellare la Brexit; se non verra' lasciata la UE entro il 22 maggio il Regno Unito dovra' partecipare alle elezioni europee. La situazione verra' rivista al 30 giugno, se la Brexit non verra' resa operativa prima, ma questa scadenza sara' solo per fare il punto della situazione e non comportera' modifiche a quanto deciso ieri. Theresa May aveva dichiarato che non sarebbe piu' stata Primo Ministro se la scadenza fosse stata portata oltre il 30 giugno, ora sembra aver cambiato idea e portare avanti la sua proposta in parlamento per il tempo che ci vorra'. Oggi pomeriggio la May sarà alla Camera dei Comuni per fare una dichiarazione (e forse chiarire quale sara' la sua posizione in futuro, se Primo Ministro o semplice parlamentare).


Nuovi segnali incoraggianti per i negoziati commerciali tra Washington e Pechino: lo U.S. Secretary of the Treasury Steven Mnuchin ha dichiarato infatti alla Cnbc che è stata "sostanzialmente raggiunta un'intesa su un meccanismo di applicazione" di un accordo definito "il cambiamento più significativo nelle relazioni economiche" tra i due Paesi degli ultimi 40 anni. Restano le incertezze sulle tempistiche e modalità di Brexit. Ieri l'Ue ha concesso a Londra una proroga di sei mesi per l'uscita dall'Unione europea.

Sul fronte macroeconomico in Germania l'Ufficio Federale di Statistica (Destatis) ha reso noto il dato definitivo relativo all'inflazione di marzo. L'indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,4% su base mensile ed è aumentato dell'1,3% su base annuale, risultando pari alle attese e al dato preliminare. A febbraio l'indice era cresciuto dell'1,5% a/a e dello 0,5% su base mensile. L'indice armonizzato è cresciuto dell'1,4% su base annua e dello 0,5% mese su mese, confermando i risultati provvisori di fine marzo.


In Francia l'Ufficio di Statistica Insee ha pubblicato i dati finali sull'inflazione, riportando a marzo una variazione positiva dello 0,7% su base mensile, lievemente inferiore alle attese e alla rilevazione precedente, entrambe fissate su una crescita dello 0,8%. Su base annua l'inflazione è cresciuta dell'1,1% pari al consensus e alla rilevazione di febbraio. Nel mese di marzo l'indice armonizzato dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,9% su base mensile ed è aumentato dell'1,3% su base annuale.


Borsa italiana FTSE MIB -0,56%.

Il FTSE MIB segna -0,56%, il FTSE Italia All-Share -0,51%, il FTSE Italia Mid Cap -0,07%, il FTSE Italia STAR -0,04%.

BTP deboli dopo il balzo di ieri. Il decennale rende il 2,57% (+2 bp rispetto alla chiusura precedente), lo spread sul Bund segna 259 bp (invariato) (dati MTS).

Mercati azionari europei in calo: Euro Stoxx 50 -0,2%, FTSE 100 -0,4%, DAX -0,3%, CAC 40 +0,2%, IBEX 35 -0,1%.

Future sugli indici azionari americani sotto la parità: S&P 500 -0,1%, NASDAQ 100 -0,1%, Dow Jones Industrial -0,1%. Le chiusure dei principali indici USA nella seduta precedente: S&P 500 +0,35%, NASDAQ Composite +0,69%, Dow Jones Industrial +0,03%.

Bancari in flessione. L'indice FTSE Italia Banche segna -0,8%. Sotto pressione Banco BPM -2,3%, BPER Banca -1,9% e UniCredit -1,4%: il presidente Fabrizio Saccomanni ha dichiarato a La Stampa che nel breve non prevede grandi fusioni internazionali, mentre nel lungo periodo il sistema bancario andrà a consolidarsi. UniCredit a fine gennaio ha ricevuto uno "Statement of Objections" dalla Commissione Europea per presunte violazioni Antitrust su titoli di stato europei.


Wall Street chiude in rialzo

La Borsa di New York ha chiuso la seduta in rialzo. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,03%, l'S&P 500 lo 0,35% e il Nasdaq Composite lo 0,69%. Dai verbali dell'ultima riunione di politica monetaria della Fed è emerso che gli esponenti della banca centrale non vedono motivi per un incremento del costo.


Sul fronte macroeconomico il Dipartimento del Lavoro ha comunicato che nel mese di marzo l'indice grezzo dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,4% rispetto a febbraio risultando superiore alle attese degli analisti (fissate su un indice dello 0,3%) e in crescita dalla variazione positiva dello 0,2% della rilevazione precedente. Su base annuale l'indice si è attestato al +1,9%, superiore alla lettura di febbraio e al consensus, rispettivamente pari a +1,5% e +1,8%. L'indice Core (esclusi energetici ed alimentari) è cresciuto dello 0,1% rispetto al mese precedente (consensus +0,2%). Su base annuale l'indice è salito del 2% inferiore alla rilevazione precedente e al consensus, entrambi fissati su un indice del +2,1%.


Nei verbali relativi al meeting del Fomc di 19-20 marzo è stata confermata la "pazienza" della Federal Reserve: difficilmente ci saranno rialzi dei tassi Usa nel 2019 alcuni se alcuni membri della commissione considerano che, in determinate circostanze, potrebbero "giudicare appropriato un modesto rialzo".


Shanghai in netto declino. Nikkei 225 in rialzo dello 0,11%

Dopo una seduta positiva per Wall Street (migliore dei tre principali indici Usa il Nasdaq, apprezzatosi mercoledì dello 0,69%), alla riapertura degli scambi in Asia la tendenza è stata invece maggiormente contrastata, con il declino più netto segnate dalle piazze di Shanghai e Shenzhen, nonostante nuovi segnali incoraggianti per i negoziati commerciali tra Washington e Pechino: lo U.S. Secretary of the Treasury Steven Mnuchin ha dichiarato infatti alla Cnbc che è stata "sostanzialmente raggiunta un'intesa su un meccanismo di applicazione" di un accordo definito "il cambiamento più significativo nelle relazioni economiche" tra i due Paesi degli ultimi 40 anni.


Il clima contrastato è stato confermato dal declino di circa lo 0,30% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, reduce da quattro sessioni consecutive in crescita.


Sul fronte valutario il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è in moderato rialzo ma il parallelo rafforzamento dello yen sul biglietto verde non impedisce a Tokyo di chiudere in positivo: alla fine il Nikkei 225 guadagna infatti lo 0,11% (segno opposto per l’indice più ampio Topix, deprezzatosi dello 0,07%).

Sul fronte macroeconomico, la Bank of Japan ha reso noto che la massa monetaria M2 è salita in Giappone del 2,4% annuo in marzo, a 1.010.100 miliardi di yen (8.062 miliardi di euro), con lo stesso tasso registrato in febbraio e in linea con il consensus.

Sempre in marzo il tasso d'inflazione è salito in Cina al 2,3% annuo dall'1,5% di febbraio. La lettura si attesta sui massimi dal 2,5% segnato nell'ottobre scorso ma è inferiore al 2,4% del consensus di Reuters. Primo progresso in cinque mesi invece per i prezzi alla produzione, cresciuti su base mensile dello 0,1% contro il declino dello 0,1% di febbraio.


I dati macro attesi oggi, giovedì 11 Aprile 2019

Meeting OPEC;

14:30 USA Richieste settimanali sussidi disoccupazione;

14:30 USA Indice prezzi alla produzione mar.


Cina: tasso d'inflazione in progresso al 2,3% annuo in marzo

Secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di Statistica di Pechino, in marzo il tasso d'inflazione è salito in Cina al 2,3% annuo dall'1,5% di febbraio (1,7% in gennaio). La lettura si attesta sui massimi dal 2,5% segnato nell'ottobre scorso ma è inferiore al 2,4% del consensus di Reuters. Su base mensile l'indice dei prezzi al consumo ha segnato invece un declino dello 0,4% contro il progresso dell'1,0% di febbraio (0,5% in gennaio), anche in questo caso sotto alla flessione dello 0,2% attesa dagli economisti.


Cina: in marzo prezzi produzione aumentati dello 0,4% annuo

Secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, in Cina i prezzi alla produzione sono aumentati in marzo dello 0,4% annuo, in accelerazione rispetto allo 0,1% registrato in gennaio e febbraio (0,9% in dicembre), quando la crescita si era attestata sui minimi dal settembre 2016. Si tratta del trentunesimo mese consecutivo d’espansione (dopo una striscia di 54 mesi di declino) e la lettura è in linea con il consensus di Reuters. Su base sequenziale i prezzi alla produzione sono invece cresciuti dello 0,1% (primo progresso in cinque mesi) contro il precedente declino dello 0,1% (0,6% la flessione di gennaio).


Giappone: massa monetaria M2 salita del 2,4% annuo in marzo

La Bank of Japan ha reso noto che la massa monetaria M2 è salita in Giappone del 2,4% annuo in marzo, a 1.010.100 miliardi di yen (8.062 miliardi di euro), con lo stesso tasso registrato in febbraio (2,3% l'incremento di gennaio) e in linea con il consensus. La massa monetaria M3 è invece aumentata del 2,1% annuo, come nei precedenti quattro mesi (2,3% in ottobre), anche in questo caso come previsto dagli economisti.


Ok da Usa e Cina a meccanismo applicazione intesa commerciale

Steven Mnuchin, U.S. Secretary of the Treasury (ministro del Tesoro Usa), ha dichiarato mercoledì alla Cnbc che Pechino e Washington "hanno sostanzialmente raggiunto un'intesa su un meccanismo di applicazione" di un accordo commerciale. Mnuchin, che aveva guidato insieme allo U.S. Trade Representative Robert Lighthizer la delegazione che si era recata nella capitale cinese a fine marzo, ha già avuto un meeting a Washington con il vicepremier Liu He martedì (definito "produttivo") e lo incontrerà di nuovo in giornata. "Speriamo di poterlo fare rapidamente ma non stabiliremo una scadenza arbitraria", ha sottolineato Mnuchin in merito alla tempistica per la firma di un accordo commerciale complessivo. "Se riusciremo a completare questo accordo, sarà il cambiamento più significativo nelle relazioni economiche tra Usa e Cina degli ultimi 40 anni. L'apertura dell'economia cinese sarà un'enorme opportunità con cambiamenti strutturali che andranno a beneficio dei lavoratori e delle imprese Usa", aggiunto.


Per Quarles (Fed) necessario accelerare transizione da Libor

Secondo Randal Quarles, membro del Board of Governors della Federal Reserve (Fed), l'industria finanziaria Usa deve accelerare gli sforzi per abbandonare il London Interbank Offered Rate (Libor), il riferimento utilizzato dalle banche per le commissioni da applicare nei prestiti overnight tra istituti, finito sotto esame per i diversi casi di manipolazione e frode che hanno portato a multe miliardarie per le società coinvolte. Il Libor sarà ufficialmente abbandonato alla fine del 2021 ma la sua sostituzione non sembra essere molto d'attualità.

Già lo scorso ottobre Reuters aveva indicato come gli investitori americani non fossero pronti per il passaggio al Secured Overnight Financing Rate (Sofr) della Fed. "Abbiamo solo poco più di due anni e mezzo prima che il Libor cessi di esistere e la transizione deve continuare ad accelerare. Il settore privato deve assumersi questa responsabilità e ci aspettiamo che lo faccia", ha dichiarato Quarles, dallo scorso novembre chairman del Financial Stability Board (Fsb), parlando mercoledì a una tavola rotonda di regolatori Usa e britannici a Washington. Quarles ha ammonito sul fatto nuovi importanti mercati come il Sofr "non sorgono da un giorno all'altro" e possono richiedere decenni per svilupparsi.


Nei verbali del Fomc non esclusi a priori nuovi interventi

Nei verbali relativi al meeting del Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Federal Reserve che si occupa di politiche monetarie) di 19-20 marzo, pubblicati mercoledì, la parola chiave è ancora "pazienza". L'istituto centrale di Washington ha deciso di mettere in pausa il programma di rialzo dei tassi d'interesse soprattutto a causa del disagio per la sorprendentemente debole inflazione in Usa e nel mondo. "La maggior parte dei partecipanti (all'incontro del Fomc, ndr) si aspetta che l'evoluzione delle prospettive economiche e i rischi per l'outlook probabilmente giustifichino il fatto di lasciare il target range invariato per il resto dell'anno", si legge nei verbali. "È interessante notare che l'inflazione non abbia mostrato maggiori segni di rafforzamento in risposta alle solide condizioni del mercato del lavoro e all'aumento della crescita dei salari nominali, nonché alla pressione al rialzo a breve termine derivante dagli aumenti delle tariffe commerciali", ha sottolineato la Fed in merito alle dinamiche dei prezzi. Nonostante le costanti pressioni da parte dell'amministrazione di Donald Trump, la Fed continua però a rimarcare la sua indipendenza e a indicare nei soli dati economici i driver delle sue politiche, che non possono a priori escludere nuovi interventi. Nei verbali, infatti, è riportato anche che alcuni membri del Fomc considerano che, in determinate circostanze, potrebbero "giudicare appropriato un modesto rialzo dei tassi più tardi quest'anno". Diversi partecipanti al meeting, inoltre, hanno precisato che la loro opinione su quale sia il range giusto per i tassi "potrebbe cambiare in entrambe le direzioni".

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