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Immagine del redattoreAntonio Arricale

BORSE POSITIVE, PER WALL STREET 7,5 ANNI CONSECUTIVI DI GUADAGNI

A Piazza Affari il FTSE MIB segna +0,23%, il FTSE Italia All-Share +0,16%, il FTSE Italia Mid Cap -0,42%, il FTSE Italia STAR -0,12%.

Inizio di settimana positivo per i petroliferi con Saipem (+3,5%, tocca massimo da inizio anno) in evidenza, seguita da Tenaris (+1,7%) ed Eni (+0,4%).

JUVENTUS FC, IL TITOLO SI SGONFIA

Sembrerebbe finito il rally dei bianconeri arrivato la settimana scorsa sulla scia delle voci dell’acquisto di Cristinao Ronaldo, che aveva portato ad una crescita del 33% corrispondente alla cifra di 200 milioni di euro in pochi giorni.

L’enorme volatilità aveva costretto la Juventus ad emettere un comunicato su richiesta della Consob in cui i bianconeri precisavano che “durante la campagna trasferimenti la società valuta diverse opportunità di mercato e all’eventuale perfezionamento delle stesse fornirà adeguata informativa nei termini di legge”.

Stamane il titolo Juventus ha aperto la seduta in crescita del 2%, superando quota 0,9 euro per azione, quindi ha virato in negativo dopo poche ore fino a toccare un -6%.

PETROLIO

Il greggio è in recupero dai minimi di venerdì pomeriggio. Il future settembre 2018 sul Brent segna 77,50 $/barile (da 76,50 circa), il future agosto 2018 sul WTI segna 73,70 $/barile (da 72,20 circa).

LE ALTRE BORSE

Le principali Borse europee hanno avviato la settimana in rialzo. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,38%, il Cac40 di Parigi lo 0,69%, il Ftse100 di Londra lo 0,44% e l'Ibex35 di Madrid lo 0,27%.

I mercati del vecchio continente si muovono, dunque, in scia alla chiusura positiva dei mercati asiatici. A Tokyo, infatti, il Nikkei 225 stamattina ha chiuso a +1,21%. E cosi le borse cinesi: l'indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen ha terminato a +2,47% circa, l'Hang Seng di Hong Kong a + 1,23%, il Kospi a Seul a + 0,75%.

Chiusura in positivo anche per l’Asx di Sydney +0,17%.

AGENDA

Gli operatori guardano con attenzione agli appuntamenti di oggi: attesi l'intervento del presidente della Bce, Mario Draghi, al Parlamento europeo e notizie da Londra dove ieri il ministro inglese della Brexit, David Davis, ha deciso di dimettersi dall'incarico aprendo una crisi di governo per Theresa May.

Wall Street a gonfie vele

Wall Street ha consolidato i suoi guadagni, venerdì, chiudendo la seduta in deciso progresso con gli investitori che hanno accolto positivamente i dati sul lavoro Usa: la disoccupazione si è attestata in giugno al 4,0% (contro il 3,8% atteso per una lettura invariata rispetto a maggio) e la crescita dei salari rimane debole, ma nel mese sono stati creati 231.000 posti di lavoro, contro i 200.000 del consensus di MarketWatch. Risultato che si accompagna alla revisione al rialzo dei dati di aprile e maggio e segna il novantatreesimo mese consecutivo di espansione.

Per i mercati ciò è stato più che sufficiente a mettere in secondo piano il concretizzarsi della guerra commerciale tra Washington e Pechino, con l'entrata in vigore dei nuovi dazi contro le merci cinesi e la conseguente rappresaglia arrivata per quelle americane.

Il presidente Donald Trump, intanto, secondo Bloomberg sarebbe pronto a varare ulteriori imposte, oltre ai 16 miliardi di dollari di export cinese che dovrebbero già aggiungersi ai 34 miliardi colpiti dalla misura di venerdì. Un'escalation che vedrebbe Trump puntare addirittura a quota 500 miliardi di dollari di prodotti made in China, più di quanto gli Usa abbiano importato nell'intero 2017 dall'ex Celeste Impero.

Sul fronte valutario il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, ha perso lo 0,40% scendendo sui minimi di circa un mese (anche per il rafforzamento dell'euro sui positivi dati della produzione industriale tedesca), a fronte dell'arretramento inferiore al punto base per il rendimento dei Treasury decennali.

Sessione altalenante invece per il petrolio: il Wti è scivolato sui livelli più bassi dell'ultima settimana per poi apprezzarsi dell'1,20% appena sotto 74 dollari il barile, chiudendo comunque in flessione dello 0,50% l'ottava.

In questo contesto il Dow Jones Industrial Average venerdì scorso ha guadagnato lo 0,41% attestandosi a 24.456,48 punti. Decisamente meglio hanno fatto S&P 500, in rialzo dello 0,85% a 2.759,82 punti, e soprattutto il Nasdaq Composite, apprezzatosi dell'1,34% a 7.688,39 punti.

Percentuali difformi che si spiegano con la positiva performance dell'It (tra i migliori del Dow Jones i big Microsoft, Apple, Intel e Ibm), con il sottoindice tecnologico che ha guadagnato l'1,24% nell'S&P 500, e la debolezza dei big industriali (DowDupont e Caterpillar sono stati i peggiori dell'indice delle blue chip, anche se con cali moderati), che più sembrano abbiano da perdere dalla guerra commerciale.

Tendenza confermata anche nell'ottava, con un declino dello 0,70% per il Dow Jones e i guadagni dell'1,50% e del 2,40% rispettivamente per S&P 500 e Nasdaq. Settore migliore dell'S&P 500 è stato però l'Health (in rialzo dell'1,45%), grazie soprattutto al rimbalzo di Biogen: con un rally del 19,63% la biotech del Massachusetts si è piazzata infatti in vetta a S&P 500 e Nasdaq, dopo avere comunicato risultati positivi nella seconda fase di test per un trattamento dell'Alzheimer. Insieme a Biogen diversi titoli del pharma hanno guadagnato terreno: Gilead Sciences è stata tra i migliori a Wall Street (in progresso del






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