A Piazza Affari il FTSE MIB segna +0.17%, il FTSE Italia All-Share +0.18%, il FTSE Italia Mid Cap +0.40%, il FTSE Italia STAR +0,56%.
Mercati azionari europei positivi: il FTSE 100 +0.61%, il DAX ++0.35%, il CAC 40 +0.38, unica eccezione IBEX 35 che segna -0.19%.
Mercato azionario giapponese positivo, il Nikkei 225 stamattina ha chiuso a +1.17%. In rialzo anche le borse cinesi: l'indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen ha terminato a +2.16%, l'Hang Seng di Hong Kong a +0.60% e il Kospi di Seul a +0.19%.
Positivo anche l’Asx All Ords di Sydney che ha chiuso a +0.79%.
Negative, invece, le chiusure dei principali indici USA nella seduta precedente: S&P 500 -0.71%, NASDAQ Composite -0.55%, Dow Jones Industrial -0.88%.
Wall Street sconta i nuovi dazi: male industriali e petrolio
Anche Wall Street alla fine sconta l'impatto dei nuovi dazi contro la Cina. Il NYSE conclude la striscia di quattro sedute consecutive di rialzi e chiude in flessione seppure con toni meno drammatici rispetto ad Asia ed Europa.
A farne le spese, ovviamente, sono necessariamente i big industriali, maggiormente esposti ai mercati globali e perciò i peggiori dell'indice delle blue Usa sono nell'ordine il benchmark Caterpillar, DowDuPont, Boeing e 3M (tutti in calo del 2-3%).
In fondo al Dow Jones si piazza però Chevron (con un crollo del 3,19%), in scia al tracollo dei corsi del greggio: il Brent si è deprezzato del 6,9% mercoledì (declino giornaliero più netto dal 9 febbraio 2016), contro la flessione del 4,7% del Wti in scia al riavvio dell'export dalla Libia. I positivi dati diffusi mercoledì dalla U.S. Energy Information Administration (Eia), secondo cui le scorte di petrolio sono calate in Usa di 12,6 milioni di barili ben oltre i 4,9 milioni stimati dagli economisti, sosteranno il prezzo del greggio solo successivamente sui mercati asiatici.
VALUTE
Sul fronte valutario, il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è poco mosso mentre lo yen perde lo 0,30% sul biglietto verde, scivolando sui minimi da gennaio.
AIE: CAPACITA’ DI PRODUZIONE DEL GREGGIO VERSO IL LIMITE
La capacità di produzione di greggio globale potrebbe essersi “spinta al limite”, secondo le previsioni odierne dell’Agenzia Internazionale per l’Energia. L’organizzazione parigina ha dichiarato nel suo report mensile che non c’è “alcun segnale di un aumento della produzione da altre parti che possa allentare i timori di un mercato teso”.
La produzione petrolifera dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio e della Russia è salita al massimo di quattro mesi a giugno, aumentando di 180.000 barili al giorno a 31,87 milioni di barili al giorno, secondo l’AIE.
L’agenzia ha alzato le stime per il 2018 sulla domanda di greggio OPEC di 100.000 barili al giorno a 32 milioni di barili al giorno, riducendo invece quelle per il 2019 di 100.000 barili al giorno a 31,4 milioni di barili al giorno.
L’AIE ha anche abbassato le previsioni sulle scorte non-OPEC di 70.000 barili al giorno a 60,2 milioni di barili al giorno, confermando invece quelle per il 2019 a 62 milioni di barili al giorno.
A giugno, l’OPEC ha deciso di alzare la produzione di circa un milione di barili al giorno tra le pressioni degli Stati Uniti affinché il prezzo scenda. Mentre i membri dell’OPEC dovranno aggiungere circa 700.000 barili al giorno, i fornitori non-OPEC con a capo la Russia produrranno il resto.
L’aumento delle sanzioni USA contro l’Iran, paese membro dell’OPEC, potrebbero ridurre le sue esportazioni di oltre 1,2 milioni di barili al giorno, spiega l’AIE. Il Presidente USA Donald Trump ha invitato le nazioni a smettere di comprare greggio dall’Iran entro il 4 novembre o dovranno pagarne le conseguenze. Trump si è tirato indietro dall’accordo internazionale sul nucleare con Tehran a maggio.
Dopo il report, i future del greggio WTI questa stamattina sono salite dello 0,75% a 70,90 dollari al barile. I future del Brent, il riferimento per il prezzo del greggio al di fuori degli Stati Uniti, sono scambiati a 74,72 dollari al barile, con un balzo dell’1,80%.
I DATI MACROECONOMICI IN CALENDARIO OGGI CON LE PRINCIPALI NEWS
Giovedì 12 Luglio 2018
13:30 EUR Verbali BCE;
14:30 USA Inflazione giu;
14:30 USA Richieste settimanali sussidi di disoccupazione.
Corea del Sud: Banca centrale lascia i tassi fermi all’1,50%
La Bank of Korea ha lasciato i tassi d’interesse fermi all'1,50% dopo averli aumentati di 25 punti base, nel primo incremento dal 2011, in novembre, ultimo meeting del 2017. La decisione era ampiamente attesa, visto che 15 dei 16 economisti che componevano il consensus di Reuters l'avevano prevista. La guerra commerciale lanciata da Donald Trump ha messo un freno alla corsa dell'export di Seoul e le precedenti aspettative per un possibile rialzo dei tassi (verosimilmente l'unico per il 2018) sono state annullate da un arretramento del mercato del lavoro e dalla debole crescita dei prezzi, che hanno accelerato i timori dell'istituto centrale sulla portata della ripresa economica della Corea del Sud.
Olanda: esportazioni aumentate del 5,0% annuo in maggio
Secondo quanto comunicato dal Centraal Bureau voor de Statistiek (Cbs, l’Ufficio centrale di statistica olandese), in maggio le esportazioni dai Paesi Bassi sono aumentate del 5,0% annuo, in rallentamento rispetto al progresso del 6,9% della lettura finale di aprile (2,2% in marzo), che era stata la performance migliore dal 9,1% del novembre 2017. Le importazioni dall'Olanda sono invece aumentate dell'1,8% annuo, contro la crescita del 5,7% di aprile.
Germania: accelera l'inflazione a giugno +2,1% a/a, confermata stima preliminare
In Germania l'Ufficio Federale di Statistica (Destatis) ha reso noto il dato definitivo relativo all'inflazione di giugno. L'indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,1% su base mensile ed è aumentato del 2,1% su base annuale, in linea con le attese e con il dato preliminare. L'indice armonizzato è cresciuto dello 0,1% su base mensile ed è cresciuto del 2,1% su base annua, confermando i risultati provvisori di fine giugno.
Segnali di ripresa per i negoziati tra Washington e Pechino
Secondo quanto riporta Bloomberg, inizierebbero a emergere i segnali di una ripresa dei negoziati tra Washington e Pechino, dopo che martedì la Casa Bianca aveva annunciato l'introduzione di nuovi dazi del 10% su altre merci made in China per complessivi 200 miliardi di dollari (che non entreranno in vigore comunque prima di almeno due mesi). Misura che ha immediatamente scatenato la replica cinese e che, soprattutto, ha innescato un nuovo sell-off sui mercati azionari mercoledì, che ha alla fine spinto al ribasso anche Wall Street. Secondo Bloomberg, il vice ministro del Commercio Wang Shouwen avrebbe invitato la controparte a risolvere il conflitto attraverso un nuovo ciclo di negoziati bilaterali. Obiettivo per altro evidente anche per l'amministrazione di Donald Trump. "Quando abbiamo un problema commerciale, dovremmo parlarne", ha detto Wang intervistato mercoledì a Ginevra da Bloomberg. "Dovremmo sederci e cercare di trovare una soluzione"
Asia: petrolio in recupero dopo il crollo del 6,9% del Brent
Petrolio in recupero in Asia, dopo il crollo segnato mercoledì dai corsi del combustibile fossile in scia, soprattutto, all'annuncio della National Oil Corporation della riapertura di quattro terminal in Libia, il cui stop era stato il principale freno all'export di greggio negli ultimi giorni. A contribuire al tracollo anche i nuovi dazi annunciati da Washington contro Pechino e i conseguenti timori per una frenata dell'economia di Pechino, primo consumatore globale di materie prime. Il Brent era crollato del 6,9% mercoledì (declino giornaliero più netto dal 9 febbraio 2016), contro la flessione del 4,7% del Wti ma sui mercati asiatici hanno poi recuperato l'1,80% e lo 0,60% rispettivamente. A sostenere la ripresa la possibilità di un riavvio dei negoziati Usa-Cina e i dati diffusi mercoledì dalla U.S. Energy Information Administration (Eia), secondo cui nella settimana chiusa lo scorso 8 luglio, le scorte di petrolio sono calate in Usa di 12,6 milioni di barili ben oltre i 4,9 milioni stimati dagli economisti.
Secondo Williams (Fed) economia Usa è complessivamente solida
Secondo John Williams, che dallo scorso 18 giugno è diventato president della Federal Reserve Bank (Fed) di New York, le aziende Usa stanno iniziando a intensificare gli sforzi per collaborare con le comunità e fornire programmi di formazione per i dipendenti, dal momento che le posizioni lavorative disponibili diventano sempre più difficili da riempire. Ennesimo segnale di un'economia complessivamente solida e "un ottimo momento per le imprese di alzare la posta", con stage, programmi di formazione e partnership scolastiche. "Non stiamo assistendo al tipo di accumulo di leva nel sistema finanziario che era abbastanza evidente nella metà degli Anni 2000", ha aggiunto. "Al momento non si vede questo tipo di assunzione di rischio nel sistema finanziario, ma stiamo monitorando con molta attenzione", ha concluso Williams che, lasciando la guida della Fed di San Francisco per quella di New York, ha ottenuto un seggio permamente nel Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Fed che si occupa di politiche monetarie).
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