Mercati europei ancora condizionati negativamente dalle tensioni legate al commercio internazionale. Il Dax30 di Francoforte lo 0,72%, il Cac40 di Parigi lo 0,33% e il Ftse100 di Londra lo 0,03%, l’Ibex 35 di Madrid -0,06%.
Avvio incerto a Piazza Affari che a metà mattinata si muove in territorio negativo: il Ftse Mib segna -0,49%%, il FTSE Italia All share -0,37%, il FTSE Italia Mid Cap +0,13% e il FTSE Italia Star -0,31% per cento.
Lo spread BTP/Bund sale a 255 punti base. Il Ministro dell’Economia Giovanni Tria ha escluso le ipotesi lanciate da Confindustria di una manovra di correzione da 9 miliardi di euro quest’anno resa necessaria dal rispetto delle regole europee e dei target condivisi con Bruxelles. Sarebbe comunque in corso una trattativa europea dell’Italia per rinviare il pareggio di bilancio al 2021 e ottenere una quota di flessibilità per il 2019. Al momento, secondo molte voci, il dicastero dell’Economia esclude in manovra il reddito di cittadinanza e prevede solo per pochissimi la flat tax.
Asia contrastata. A Tokyo il Nikkei 225 perde solo lo 0,01%
A sostenere gli indici della regione asiatico-pacifica non è stato sufficiente il recupero dei corsi del greggio: per altro il Wti, dopo il rally del 3,2% di mercoledì, sui massimi di tre anni e mezzo, è in moderato declino sui mercati asiatici. A beneficiare del fattore-petrolio di fatto è solo Sydney: in chiusura, infatti, l'S&P/ASX 200 ha guadagnato lo 0,31% grazie alla spinta dei titoli legati alle commodity.
A Tokyo, il Nikkei 225 non riesce a restare sopra la parità anche se limita le perdite a -0,01%.
Ancora perdite per le piazze cinesi. Allo stop alle contrattazioni Shanghai Shenzhen ha chiuso a -0,93%.
In positivo Hong Kong: l'Hang Seng ha guadagnato lo 0,50%. Il Kospi di Seoul perde -1,19%.
Wall Street in calo nonostante il petrolio
La Borsa di New York ieri ha chiuso la seduta in ribasso. Il Dow Jones ha perso lo 0,68%, l'S&P 500 lo 0,86% e il Nasdaq Composite l'1,53%. Wall Street dopo un avvio positivo a ripreso a scendere nonostante il rialzo del petrolio. Pesano sempre le tensioni legate al commercio internazionale.
Valute
La sterlina scende al minimo di sette mesi questo giovedì, il Vice Governatore della Banca d’Inghilterra Jon Cunliffe ha messo in guardia dai livelli del debito delle famiglie mentre continuano a pesare i timori per la Brexit.
Il cambio Gbp/Usd scende dello 0,26% a 1,3080 alle 04:48 ET (08:48 GMT), il minimo dal 6 novembre ed ora quota 1,3090.
La sterlina è andata sotto pressione quando Cunliffe in un’intervista alla radio si è detto preoccupato che le famiglie britanniche con alti livelli di debito possano essere vulnerabili nell’eventualità di una recessione.
L’euro, invece, sale al massimo di tre settimane contro la sterlina, con la coppia che al momento scambia a 0,8847.
Il dollaro si mantiene attorno ai massimi di un anno, con gli sviluppi relativi ai timori sul conflitto commerciale che spingono all'acquisto della valuta Usa. Al momento scambia con l’euro a 1,1590.
Petrolio
Il prezzo del greggio si sta indebolendo, tra i timori per la produzione degli Stati Uniti e dell’OPEC.
I future scendono dello 0,25% a 72,58 dollari al barile alle 5:01 ET (9:01 GMT). Intanto, i future del Brent, il riferimento per il prezzo del greggio al di fuori degli Stati Uniti, sono in calo dello 0,13% a 77,36 dollari al barile.
Criptovalute
Continua l’ondata ribassista delle criptovalute. Le monete digitali si sono indebolite nelle ultime settimane nei crescenti timori per la sicurezza e la regolamentazione.
Il Bitcoin è scambiato a 5.971 dollari, con un crollo i oltre il 2%, non lontano dal minimo di quattro mesi e mezzo di 5.787 dollari di domenica, il prezzo più basso finora nel 2018.
La valuta virtuale è crollata di oltre il 70% rispetto al massimo di dicembre di poco meno di 20.000 dollari.
In generale tutte le criptovalute sono al ribasso, con la capitalizzazione di mercato scesa a 245 miliardi di dollari al momento della scrittura dai 253 miliardi di ieri.
L’Etereum crolla a 373,00 dollari, il Ripple, la terza principale valuta virtuale, fatica a rimanere sopra il supporto critico a 0,45351$. Il Litecoin fatica a tenere il supporto di 75 dollari.
I DATI MACROECONOMICI IN CALENDARIO OGGI con le principali news
Giovedì 28 Giugno 2018
EUR Consiglio Europeo
14:00 GER Inflazione armonizzata (Giu);
14:30 USD PIL (Trimestrale) (1° trim.);
14:30 USD Indice dei prezzi PIL (Trimestrale) (1° trim.);
14:30 USD Richieste iniziali di sussidi di disoccupazione;
14:30 USD Indice dei prezzi per spese personali (1° trim.);
16:45 USD Discorso del membro del FOMC Bullard.
Usa, bilancia commerciale -64,8 mld
Sul fronte macroeconomico la bilancia commerciale di beni (stima preliminare) ha segnato nel mese di marzo un deficit pari a 64,8 miliardi di dollari, in calo rispetto al disavanzo di 67,3 mld del mese precedente risultando anche inferiore alle attese fissate su un deficit di 68,9 mld. Nel mese di maggio la domanda di beni durevoli è diminuita dello 0,6% su base mensile dal -1% precedente (rivisto da -1,6%). L'indice "core" è diminuito dello 0,3% su base mensile, dal +1,9% precedente. Gli ordini esclusi i mezzi per la difesa sono diminuiti dell'1,5% su base mensile dal -1,5% della rilevazione precedente. A maggio le scorte all'ingrosso (preliminare) hanno fatto segnare una crescita dello 0,5% a fronte di attese fissate su un incremento dello 0,2%. Nel mese di aprile le scorte erano aumentate dello 0,1% su base mensile.
Usa, Pending Home Sales -0.5%
L'indice Pending Home Sales (vendite di case con contratti ancora in corso) ha evidenziato un decremento dello 0,5% nel mese di maggio dopo il decremento dell'1,3% rilevato ad aprile. Gli addetti ai lavori avevano stimato una variazione positiva pari all'1,1% mese su mese.
Nuova Zelanda: tassi d'interesse ancora invariati all'1,75%
La Reserve Bank of New Zealand ha lasciato invariati i tassi d'interesse ai minimi dell'1,75% dopo averli tagliati di 25 punti base nel novembre 2016 (nella sesta revisione al ribasso dal giugno 2015), in linea con il consensus di Bloomberg. L'istituto centrale di Wellington ha però indicato di essere pronto a intervenire se l'andamento dell'economia lo imponesse. "Siamo ben posizionati per gestire cambiamenti in entrambe le direzioni, al rialzo o al ribasso, se necessario", ha dichiarato il governatore Adrian Orr.
Giappone: vendite retail cresciute dello 0,6% annuo in maggio
Secondo quanto comunicato dal ministero nipponico di Economia, Commercio e Industria, in maggio le vendite retail sono cresciute in Giappone dello 0,6% annuo, in decisa frenata rispetto all'1,5% di aprile (1,0% in marzo) e contro l'1,4% del consensus di Bloomberg. Si tratta della lettura peggiore dopo il declino dello 0,2% dello scorso ottobre. Su base mensile rettificata stagionalmente il dato segna invece un ribasso dell'1,7% dopo il precedente progresso dell'1,3% (e il calo dello 0,6% di marzo) e contro la flessione dello 0,8% attesa dagli economisti, nella performance più debole dall'agosto 2016.
Olanda: fiducia produttori scende a 7,7 punti in giugno
Secondo quanto comunicato dal Centraal Bureau voor de Statistiek (Cbs, l’Ufficio centrale di statistica olandese), in giugno l’indice della fiducia dei produttori dell’Olanda è calato a 7,7 punti dai 9,8 punti di maggio, sui minimi dai 5,4 punti segnati nell'agosto dello scorso anno.
Randal Quarles (Fed) in difesa del Financial Stability Board
Randal Quarles va in difesa del Financial Stability Board (Fsb). "L'Fsb affronta problemi di grande importanza per gli Usa e che, per la natura globale del sistema finanziario, non possiamo affrontare da soli", ha dichiarato mercoledì il membro del Board of Governors della Federal Reserve (Fed), parlando alla convention della Utah Bankers Association a Sun Valley, in Idaho. Per Quarles l'Fsb è un positivo forum per i regolatori Usa per scoprire le nascenti vulnerabilità della stabilità finanziaria. L'organismo fu creato nel 2009 in occasione del summit di Londra dei G20 durante l'amministrazione dell'allora presidente Barack Obama e in generale i Repubblicani ne hanno una visione negativa. Considerando le prese di posizione di Donald Trump nei confronti delle istituzioni internazionali c'era anche chi ipotizzava che la Casa Bianca puntasse a chiamarsi fuori dall'Fsb. "Gli Stati Uniti non sono più deboli o meno indipendenti partecipando all'Fsb o ad altri organismi che si occupano di standard", ha sottolineato Quarles, che ha comunque precisato come l'ente non abbia autorità legale per imporre ai suoi membri di agire in qualsivoglia modo. Quarles era stato scelto nel luglio 2017 da Trump (nomina ratificata in ottobre dal Senato) per ricoprire il ruolo di vice chairman del Board della Fed, con responsabilità per la supervisione del settore bancario (posizione creata nel 2010 all'interno della Dodd-Frank ma in precedenza mai assegnata).
Rosengren (Fed) vuole più strumenti per evitare nuove crisi
Secondo Eric Rosengren, presidente della Federal Reserve (Fed) di Boston, servono più strumenti per la ridurre la gravità di nuove possibili crisi. Un passo potrebbe essere quello di imporre alle banche di detenere più capitale, attraverso il cosiddetto Countercyclical Capital Buffer: le riserve potrebbero essere rimosse durante una recessione, permettendo agli istituti di credito di non ridurre i prestiti quando questi sono più necessari. Attualmente le banche hanno invece l'incentivo a tagliare i finanziamenti nei periodi di crisi perché gli si chiede di avere più capitale a disposizione, ha sottolineato Rosengren, parlando mercoledì al Peterson Institute for International Economics di Washington. Rosengren ha anche messo l'accesso sui costi dell'elevata disoccupazione che, in una prossima crisi, "saranno sproporzionatamente sostenuti da coloro che possono permetterselo meno". "Diverse azioni potrebbero essere prese dai responsabili politici per rendere meno probabile il verificarsi di periodi di alta disoccupazione", ha aggiunto. E proprio intervenire sulla disponibilità di capitali potrebbe essere una misura adeguata.
Per Bullard (Fed St. Louis) tassi Usa già sulla neutralità
Intervistato mercoledì dal Wall Street Journal, James Bullard, president della Federal Reserve (Fed) di St. Louis, ha ribadito ancora una volta quando già dichiarato in precedenza indicando che a suo parere i tassi d'interesse Usa hanno già raggiunto la "neutralità" e per questo l'istituto centrale di Washintgon potrebbe spingersi "troppo lontano" se proseguisse nel suo programma di ulteriori rialzi dei tassi. "Un'interpretazione errata di dove ci troviamo è una possibilità distinta", ha sottolineato. "Ed è per questo che sto cercando di spingere contro aumenti più rapidi dei tassi", ha aggiunto. Per Bullard la neutralità potrebbe essere individuata intorno al 2,00% contro il circa 3% ritenuto congruo dalla maggioranza dei rappresentanti della Fed. Nel meeting di 12-13 giugno il Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Fed che si occupa di politiche monetarie e di cui Bullard nel 2018 non è membro votante) ha aumentato i tassi d'interesse di 25 punti base in un range dell'1,75-2,00% dopo avere fatto altrettanto in marzo (e prima ancora in dicembre).
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