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Immagine del redattoreAntonio Arricale

BORSE DEBOLI, PETROLIFERI E ORO IN RIALZO

Mercati deboli a metà giornata, ormai, con i principali indici poco sopra la parità o, in qualche caso – si veda il Dax – addirittura sotto. Dunque, al momento la situazione è la seguente: il FTSE MIB segna +0,03%, il DAX -0,11%, il FTSE 100 +0,21%, il CAC 40 +0,16%, l’IBEX 35 +0,4%.

Future sugli indici azionari americani poco mossi: S&P 500 invariato, NASDAQ 100 +0,1%, Dow Jones Industrial invariato.

Le chiusure dei principali indici USA nella seduta precedente: S&P 500 +0,08%, NASDAQ Composite +0,19%, Dow Jones Industrial -0,16%.

Il mercato azionario giapponese ha chiuso positivo, con il Nikkei 225 a +0,15%.

Borse cinesi in rialzo: l'indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen ha chiuso a +0,84%, l'indice Hang Seng di Hong Kong +1,40%, il Kospi di Seul +0,25%.

Positiva anche Sidney con l’Asc All che ha chiuso a +0,34%.

A Piazza Affari petroliferi in rialzo con il greggio sui massimi da fine 2014 dopo il rally di ieri in scia ai dati EIA sulle scorte USA. I future giugno 2018 segnano per il Brent 73,85 $/barile, per il WTI 68,75 $/barile. In evidenza Saipem (+1,1%) e Tenaris (+1,4%) seguite da Eni (+0,4%).

FOREX

Il dollaro è complessivamente poco mosso nei confronti delle principali controparti valutarie e in lieve calo nei confronti dell'euro. La coPpia al momento è scambiata 1,2367. A offrire sostegno al biglietto verde è la risalita dei rendimenti a lungo termine dei governativi statunitensi, segnale di un rinnovato appetito degli investitori per gli asset più rischiosi.

Il dollaro è in frazionale rialzo su yen a 107,43 da 107,23 yen della precedente chiusura, mentre scivola sull'euro, che sale a 1,2385 dollari da 1,2372 dollari della chiusura precedente.

Un dollaro più forte rende le materie prime valutate in dollari più costose per i titolari di altre valute.

ORO

Il prezzo dell’oro sale sostenuto dalla debolezza del dollaro e dai timori sul possibile summit tra Stati Uniti e Corea del Nord.

DUDLEY (FED) NON VEDE NECESSITÀ’ DI ACCELERARE RIALZI TASSI

Secondo William Dudley, president della Federal Reserve Bank (Fed) di New York, una solida espansione economica e un'inflazione più elevata non significano necessariamente che l'istituto centrale di Washington debba accelerare il suo programma di graduale rialzo dei tassi d'interesse Usa. "Anche se la disoccupazione è bassa, l'inflazione rimane al di sotto del nostro obiettivo del 2% e finché sarà così l'ipotesi di irrigidire la politica in modo più aggressivo non sembra convincente", ha dichiarato mercoledì nel corso di una conferenza al Lehman College di New York. Sul tema di una possibile guerra commerciale, inoltre, Dudley ha ammonito che non ci può aspettare un lieto fine. Pur dicendo di non avere "nulla in contrario a duri negoziati" per proteggere gli interessi Usa, Dudley ha lanciato l'allarme sul rischio di lasciare che la situazione degeneri in una serie di rappresaglie commerciali.

PER QUARLES (FED) INVERSIONE CURVA NON È SEGNO DI RECESSIONE

Secondo Randal Quarles, membro del Board of Governors della Federal Reserve (Fed) dallo scorso 13 ottobre, il recente appiattimento della curva dei rendimenti non è un segno che l'espansione economica in corso negli Usa da nove anni si stia avvicinando alla sua fine. "Non vedo l'attuale appiattimento come particolare segnale di un'imminente recessione", ha dichiarato mercoledì parlando alla Bretton Woods Conference. Da tempo diversi esponenti dell'istituto centrale di Washington (da Neel Kashkari, president della Fed di Minneapolis, a James Bullard, numero uno di quella di St. Louis) sostengono che l'inversione (con i tassi di breve che salgono sopra i tassi di lungo) sia un segnale importante di una grave recessione. "Penso che l'appiattimento della curva cui stiamo assistendo ora sia più il risultato di ritardi previsti nell'adeguamento dei tassi di lungo, una volta che quelli di breve iniziano a salire. Non penso sia tanto probabile che l'inversione della curva sia una sorta di indicatore di una recessione in arrivo", ha replicato Quarles.

NEL BEIGE BOOK TIMORI PER LA GUERRA COMMERCIALE CON LA CINA

Secondo quanto emerge dall’edizione del Beige Book diffusa mercoledì dalla Federal Reserve (Fed), relativa al periodo fino allo scorso 9 aprile, l'attività economica ha continuato nella sua espansione da modesta a moderata in tutti i 12 distretti in cui vengono divisi gli Stati Uniti. In merito all'inflazione, i prezzi sono cresciuti con un passo moderato in tutti i distretti e le aziende si attendono che il trend prosegua nei prossimi mesi. La novità nell'ultima edizione del Beige Book sono però i timori che le imprese americane hanno per i possibili effetti negativi derivanti dalla guerra commerciale con la Cina. "L'outlook resta positivo, ma i contatti in vari settori, tra cui manifatturiero, agricoltura e trasporti, hanno espresso preoccupazioni per le nuove tariffe imposte o proposte", si legge nel rapporto della Fed. Su questo tema, per altro, è stato notato un diffuso rialzo, in alcuni casi anche drammatico, dei prezzi dell'acciaio.

AUSTRALIA: TASSO DISOCCUPAZIONE STABILE AL 5,5% IN MARZO

Secondo quanto reso noto dal Bureau of Statistics di Canberra, in Australia il tassso di disoccupazione, rettificato stagionalmente, è rimasto stabile in marzo al 5,5% già registrato in gennaio e febbraio (lettura quest'ultima rivista al ribasso dal 5,6% comunicato lo scorso mese), contro il 5,6% di dicembre e in linea con le attese degli economisti.

COREA DEL SUD: IN MARZO PREZZI PRODUZIONE IN CRESCITA DELL'1,4%

Secondo quanto comunicato dalla Bank of Korea, in marzo i prezzi alla produzione sono rimasti invariati in Corea del Sud su base sequenziale, dopo la crescita dello 0,4% registrata in febbraio (0,5% in gennaio). Su base annuale la lettura è invece per un incremento dell'1,4% contro l'1,3% precedente (1,2% in gennaio), nel diciassettesimo mese consecutivo di espansione.




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