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Immagine del redattoreAntonio Arricale

BORSE ASIATICHE IN NEGATIVO, LE EUROPEE SEGUONO A RUOTA. NUOVE TENSIONI TRA USA E CINA


Le borse asiatiche hanno aperto la settimana contrastate, chiudono una seduta difficile, di rimando alle tensioni nelle relazioni fra USA e Cina, a causa dell'epidemia di coronavirus. Il segretario di Stato USA Mike Pompeo ha accusato Pechino di aver creato il virus in laboratorio e qualche giorno fa il Presidente Trump aveva riproposto lo spettro dei dazi alle importazioni.

In ribasso anche le aperture delle borse italiana ed europee. A piazza Affari il FTSE MIB segna -2,2%, il FTSE Italia All-Share -2,0%, il FTSE Italia Mid Cap -0,7%, il FTSE Italia STAR -1,7%. BTP e spread deboli. Il rendimento del decennale segna 1,87% (chiusura precedente a 1,82%), lo spread sul Bund 242 bp (da 240) (dati MTS). Mercati azionari europei in forte ribasso: Euro Stoxx 50 -3,2%, FTSE 100 -0,0%, DAX -2,8%, CAC 40 -3,3%, IBEX 35 -2,5%. Future sugli indici azionari americani negativi: S&P 500 -0,6%, NASDAQ 100 -0,6%, Dow Jones Industrial -0,7%. Le chiusure dei principali indici USA nella seduta precedente (venerdì 1° maggio): S&P 500 -2,81%, NASDAQ Composite -3,20%, Dow Jones Industrial -2,55%. La discesa del petrolio ha contribuito ad innescare vendite sul comparto energetico, minando gli scambi delle borse aperte oggi. La Borsa di Tokyo infatti è rimasta chiusa per la festività del Greenery Day e quelle cinesi per il Labor Day. Seoul ha chiuso gli scambi in ribasso del 2,52% e Taiwan del 2,47%. Fra le borse che chiuderanno più tardi la seduta Hong Kong viaggia in calo di oltre il 4%, sui timori che Donald Trump imponga nuovi dazi sulle esportazioni cinesi, seguita da Singapore -2,03%, Jakarta -2,35% e Kuala Lumpur -2,13%. La Borsa di Mumbay crolla del 5,23%, mentre tiene Sydney con l’ASX 200 che guadagna l’1,13%.

Con gli investitori già bombardati da dati economici deboli e utili societari scadenti sull’onda del rigido lockdown economico a livello globale per la crisi innescata dal coronavirus, il riaccendersi delle tensioni commerciali non farà che attenuare ulteriormente le speranze degli investitori in una sana ripresa globale una volta superata la crisi.

Donald Trump, che ha subito un durissimo colpo dai mercati azionari in vista delle elezioni presidenziali di quest’anno, dovrebbe trovare l’equilibrio fra l’incolpare la Cina per il virus e il convincere l’opinione pubblica a votare per lui, fornendo una base solida per la ripresa dell’economia.

Nel frattempo, sulla scia del fermo delle attività, c’è stato un crollo della produzione nelle fabbriche asiatiche e stamattina i dati PMI riferiti ad aprile per l’Europa dovrebbero confermare la peggiore contrazione mai rilevata; inoltre, il dato sugli ordini industriali negli USA, in uscita nelle prossime ore, dovrebbe mostrare una flessione del 9,2%.

Venerdì, il rapporto sull’occupazione USA dovrebbe rivelare un crollo senza precedenti nelle buste paga. Le buste paga non agricole dovrebbero diminuire di 21 milioni di unità. Le preoccupazioni per le cifre sul lavoro negli USA dovrebbero pesare sull’umore degli investitori per tutta la settimana, frenando l’acquisto di asset rischiosi.

Gli investitori potrebbero dunque dimenticare rapidamente la generosità dei pacchetti fiscali e monetari per circoscrivere le vendite sull’azionario.

Sul mercato valutario, il dollaro USA trova richieste migliori in Asia, lo yen e il franco svizzero si sono rafforzati, mentre l’oro rimane richiesto sotto i $1700 all’oncia.

Il cable è scivolato sotto il livello a 1,25 sulla scia del dollaro forte.

Il greggio WTI trova offerte vicino ai $20 al barile; in prospettiva, le rinnovate tensioni commerciali fra USA e Cina dovrebbero gettare un’ombra sulla ripresa economica. Il prezzo del barile potrebbe tornare nell’area dei $15/10.

Infine, la decisione di Warren Buffett di continuare a tenersi stretto montagne di contante e liquidare i titoli delle compagnie aeree non ha contribuito a migliorare l’umore, mentre altri dati societari getteranno luce sulla portata dei danni economici per le società. E i risultati potrebbero non essere incoraggianti come quelli dei giganti della tecnologia diffusi la settimana scorsa.

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