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Immagine del redattoreAntonio Arricale

BORSA ITALIANA IN VERDE CON BPER E PETROLIFERI

La decisione del presidente Usa Trump di uscire dall'accordo sul programma nucleare dell'Iran ha infiammato le quotazioni del petrolio. A beneficiarne, ovviamente, il comparto energetico in progresso di oltre un punto percentuale.

Al momento la situazione sui mercati è la seguente. Le piazze finanziarie europee si presentano poco mosse con il FTSE MIB segna +0,75%, FTSE 100 +0,61%, DAX +0,29%, CAC 40 invariato, IBEX 35 +0,05%. Queste, invece, le chiusure dei principali indici USA nella seduta precedente: S&P 500 -0,03%, NASDAQ Composite +0,02%, Dow Jones Industrial +0,01%. Stamane il mercato azionario giapponese si mostra in calo, il Nikkei 225 ha chiuso a -0,44%. Negativo anche il Kospi di Seul che ha chiuso a -0,24%. Incerte, infine, le borse cinesi: l'indice Shanghai e Shenzhen ha terminato a -0,07%.

In controtendenza e, dunque, positive le borse di Hong Kong con l’Hang Seng che ha chiuso a +0,44% e la borsa australiana con l’Asx All Ords che ha chiuso a +0,34%.

PETROLIO

Il prezzo del greggio, dunque, ha raggiunto un nuovo massimo di tre anni e mezzo dopo che il Presidente USA Donald Trump si è ritirato dall’accordo internazionale sul nucleare iraniano, facendo aumentare il rischio di un conflitto in Medio Oriente ed alimentando l’incertezza per le scorte globali di greggio.

Il greggio Brent, il riferimento per il prezzo al di fuori degli Stati Uniti, schizza di 2,08 dollari, o del 2,8%, a 76,93 dollari al barile alle 3:35 ET (07:35 GMT), dopo aver segnato 77,20 dollari all’inizio della seduta, il massimo dal novembre 2014.

Nel frattempo, i future del greggio WTI scambiati sulla borsa di New York rimbalzano di 1,86 dollari, o del 2,7%, a 70,92 dollari al barile, dopo essere saliti al massimo di 71,17 dollari, quasi vicino ai massimi registrati alla fine del 2014.

Da tenere in conto che la reintroduzione delle sanzioni Usa nei confronti dell’Iran – come ha detto ieri Trump – potrebbe inasprire le scorte di greggio globali rendendo più difficili le esportazioni petrolifere per l’Iran. Né va dimenticato che l’Iran è un importante produttore petrolifero del Medio Oriente, nonché membro dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC). Il Paese mediorientale ha ripreso il suo ruolo di principale esportatore nel gennaio 2016, quando le sanzioni internazionali contro Tehran sono state annullate in cambio di una riduzione del programma nucleare del paese.

I trader del greggio intanto attendono i nuovi dati settimanali sulle scorte di greggio statunitensi per valutare la forza della domanda del principale consumatore mondiale di oro nero e quanto velocemente i livelli di produzione continueranno ad aumentare.

ORO

Il prezzo dell’oro è sceso restando vicino al minimo di due mesi, tra il dollaro forte e l’aumento del rendimento dei Buoni del Tesoro USA sulla scia della decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’accordo con l’Iran.

I future con consegna a giugno sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange scendono di 8,10 dollari, o dello 0,62%, a 1.305,60 dollari l’oncia troy alle 04:27 ET (08:27 GMT).

FOREX

L’indice del dollaro Usa che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, tocca il massimo di 93,20, il massimo dal 19 dicembre, per poi attestarsi a 93,15. Da tenere in conto che una valuta USA più forte rende l’oro, valutato in dollari, più costoso per i compratori esteri, mentre l’aumento del rendimento dei Buoni del Tesoro tende a ridurre l’appeal dell’oro, che non ha interessi, nei confronti degli investitori alla ricerca di investimenti ad alto rendimento.

I DATI MACROECONOMICI ATTESI OGGI Mercoledì 9 Maggio 2018

14:30 USA Indice prezzi alla produzione apr;

16:00 USA Scorte all'ingrosso finali mar;

16:30 USA Scorte settimanali petrolio (EIA).

GIAPPONE: INDICE ANTICIPATORE CALATO A 105,0 PUNTI IN MARZO

Secondo quanto comunicato dall’Ufficio di Gabinetto nipponico, il dato preliminare relativo a marzo dell’indice anticipatore del Giappone registra un declino a 105,0 punti dai 106,0 punti della lettura finale di febbraio (105,6 punti in gennaio) e contro i 105,1 punti del consensus. L’indice di coincidenza, che sintetizza lo stato attuale dell'economia, è invece migliorato a 116,4 punti dai 116,0 punti di febbraio (114,9 punti in gennaio).

GIAPPONE: IN MARZO CRESCITA SALARI PIÙ NETTA DAL GIUGNO 2013

Secondo quanto comunicato dal ministero nipponico di Salute, Lavoro e Welfare di Tokyo, su base preliminare, in marzo i salari medi totali sono aumentati in Giappone del 2,1% annuo, in netta accelerazione rispetto all'1,0% della lettura finale di febbraio (1,2% in gennaio). Il dato, che segna l'ottava crescita consecutiva e la più elevata dal giugno 2013, è ampiamente superiore all'1,0% del consensus. I salari reali sono invece cresciuti dello 0,8% annuo dopo il declino di pari entità di febbraio (0,9% la flessione di gennaio).

GIAPPONE: RISERVE ESTERE CALATE IN APRILE A 1.256 MILIARDI

Secondo quanto comunicato dal ministero delle Finanze del Giappone, le riserve estere del Sol Levante sono calate in aprile a 1.256 miliardi di dollari dai 1.268 miliardi di marzo (1.261 miliardi in febbraio) e contro i 1.242 miliardi dell'aprile 2017.

GRAN BRETAGNA: CALO PIÙ NETTO DAL 1995 PER LE VENDITE RETAIL

Secondo quanto comunicato dal British Retail Consortium (Brc), in Gran Bretagna le vendite al dettaglio a perimetro costante sono calate in aprile del 4,2% annuo, dopo il progresso dell'1,4% registrato in marzo (0,6% nei precedenti quattro mesi) e contro la flessione dello 0,8% stimata dagli economisti. Le vendite complessive sono invece scese del 3,1% annuo, contro l'incremento precedente del 2,3% (1,6% in febbraio), con il calo più netto dal 1995, quando si era iniziato a elaborare la statistica.

DIETROFRONT USA SULL'IRAN: PETROLIO IN RIALZO DI OLTRE IL 2%

I future su Wti e Brent hanno toccato entrambi rialzi superiore al 2% dopo che martedì come previsto il presidente Usa Donald Trump ha annunciato il ritiro unilaterale di Washington dall'accordo sul nucleare siglato con l'Iran nel luglio 2015 e la reintroduzione di sanzioni contro Teheran e i Paesi che continueranno a mantenere relazioni commerciali con la repubblica islamica. A contribuire all'apprezzamento del greggio le stime diffuse martedì dall'American Petroleum Institute (Api), secondo cui le scorte di petrolio in Usa sono calate di quasi 1,9 milioni di barili nella settimana chiusa lo scorso 4 maggio. I dati ufficiali della U.S. Energy Information Administration (Eia) saranno comunicati in giornata: la contrazione è attesa a 400.000 barili secondo il consensus di S&P Global Platts.





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