Mercati azionari europei positivi: il FTSE MIB di Milano segna -0.10%, FTSE 100 di Londra -0.1%, DAX di Francoforte +0,63%, CAC 40 di Parigi +0,11%, IBEX 35 di Madrid +0,16%.
Mercato azionario giapponese positivo, il Nikkei 225 stamattina ha chiuso a +0,39%. Il Kospi di Seul a +0,83%. Borse cinesi in rialzo: l'indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen ha terminato a +0,55%, l'indice Hang Seng di Hong Kong a +0,44%.
In verde anche l’Australia: Alx All Ords +0,19%.
Le chiusure dei principali indici USA nella seduta precedente: S&P 500 +0,97%, NASDAQ Composite +1,00%, Dow Jones Industrial +0,97%. Wall Street ha beneficiato del rally del petrolio innescato dalla decisione di Trump di uscire dall'accordo nucleare in Iran. Il comparto energetico ha registrato la miglior performance settoriale.
Sul fronte macroeconomico il Dipartimento del Lavoro ha comunicato che l'indice grezzo dei prezzi alla produzione ha evidenziato, nel mese di aprile, un incremento dello 0,1% su base mensile dopo l'incremento dello 0,3% della rilevazione precedente (consensus +0,2%). Su Base annuale il PPI è salito del +2,6% dal +3% precedente (consensus +2,8%). L'indice core (esclusi energetici ed alimentari) è cresciuto dello 0,2% su base mensile (consensus +0,2%). Su base annuale, l'indice Core ha fatto segnare un incremento pari al 2,3%, inferiore alle attese fissate al +2,4%, dal +2,7% della rilevazione precedente.
COMMODITIES
A marzo le scorte all'ingrosso hanno fatto segnare un incremento pari allo 0,3%, inferiori alle attese fissate su un indice dello 0,6%. Nel mese di febbraio le scorte erano aumentate dell'1% su base mensile a gennaio dell'1,1%.
A tenere banco sono le aspettative di nuove tensioni in Medio Oriente (per altro confermate da scontri in Siria tra forze iraniane e israeliane), dopo che il presidente Usa Donald Trump martedì aveva annunciato il ritiro unilaterale di Washington dall'accordo sul nucleare con Teheran.
Tensioni che spingono sui beni-rifugio e non a caso l'oro è in rialzo per quanto marginale (tra le materie prime continua per altro l'apprezzamento del rame, in crescita dello 0,50% al London Metal Exchange).
VALUTE
Sul fronte valutario, il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, ha perso circa lo 0,20% mentre lo yen è poco mosso nei confronti del biglietto verde.
Sul fronte macroeconomico, la Bank of Japan ha comunicato che in aprile i prestiti erogati dagli istituti di credito del Sol Levante sono cresciuti del 2,1% annuo, contro il progresso del 2,0% di marzo e quello dell'1,9% stimato dagli economisti. L'Ufficio di Gabinetto nipponico ha invece diffuso il dato relativo all’Economy Watchers corrente che in aprile conferma il recupero già registrato nei precedenti due mesi: l'indice è infatti cresciuto a 49,0 punti dai 48,9 punti di marzo, in linea con le attese degli economisti.
Dati macroeconomici in arrivo anche per Pechino, con il tasso d'inflazione che ha rallentato ulteriormente in Cina in aprile all'1,8% annuo dal 2,1% di marzo e contro l'1,9% del consensus di Bloomberg. La crescita dei prezzi alla produzione è invece migliorata lo scorso mese al 3,4% annuo dal 3,1% precedente ma sotto al 3,5% del consensus di Reuters.
PIAZZA AFFARI
UniCredit (+2,7%) in netto rialzo dopo aver mandato in archivio il primo trimestre del 2018 con profitti molto buoni. L'utile netto si attesta a 1,112 miliardi di euro, +22,6% a/a e ben al di sopra delle attese (766 milioni il consensus riportato sul sito del gruppo, 796 quello di Bloomberg). Ottima la performance a livello di costi operativi, in calo del 5,2% a/a (Bloomberg: -2/3%).
Migliora la qualità dell'attivo: il rapporto tra NPE (Non Performing Exposures) e totale crediti scende del al 9,5% (-2,1%) e il costo del credito si attesta a 45 bp da 77 nel trimestre precedente (Bloomberg: 60-65 bp). Confermati i target del piano Transform 2019 e accelerato il “rundown del portafoglio Non Core al 2021”, tramite una combinazione di cessioni e svalutazioni.
NUOVA ZELANDA: RBNZ LASCIA I TASSI D'INTERESSE INVARIATI ALL’1,75%
La Reserve Bank of New Zealand ha lasciato invariati i tassi d’interesse ai minimi dell’1,75% dopo averli tagliati di 25 punti base nel novembre 2016 (nella sesta revisione al ribasso dal giugno 2015), in linea con il consensus di Bloomberg. Secondo il nuovo governatore Adrian Orr (in carica dallo scorso mese di marzo), i tassi dovrebbero rimanere su questi livelli "per un po' di tempo a venire". "La direzione della nostra prossima mossa è equilibrata, su o giù", ha aggiunto Orr. "Solo il tempo e gli eventi lo diranno".
I DATI MACROECONOMICI ATTESI OGGI Giovedì 10 Maggio 2018
13:00 GB Riunione BoE;
14:30 USA Richieste settimanali sussidi disoccupazione;
14:30 USA Inflazione apr.
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