Dopo il record del 7 dicembre la criptovaluta è scivola di oltre il 14%. La moneta virtuale è caduta a 15.107 dollari (livello dove ha chiuso la settimana) proveniente da 17.668, dopo essere giunta fino quasi a toccare nuovamente i 14 mila dollari.
Nella sola giornata di venerdì, dunque, la criptovaluta più gettonata del momento (attenzione, le quotazioni possono variare da broker a broker, i nostri prezzi sono riferiti alle quotazioni che ne ha dato Bpprime) ha subito un’oscillazione di 3 mila dollari. Ce n’è, insomma, a iosa per alimentare le voci ricorrenti di una bolla. Rischio, ovviamente, che è sempre dietro l’angolo e che nessuno può escludere a priori. Nemmeno i più ottimisti. E rispetto al quale, beninteso, occorre in ogni caso tutelarsi attraverso l’applicazione delle due più classiche regole di buona condotta negli investimenti finanziari: un corretto money management; 2) diversificazione degli asset. Insomma, nessuno si può illudere di tenere tutte le uova in un solo paniere senza correre il rischio di ritrovarsi, magari, con una sola colossale frittata tra le mani.
Per il resto, le considerazioni da fare – almeno a me pare – sono almeno cinque. Vediamole.
1) i bitcoin sono strumenti estremamente volatili, dunque, da maneggiare con perizia e prudenza;
2) osservando il grafico della criptovaluta – come per tutti gli struemnti finanziari, peraltro – quello di venerdì non è il primo ritracciamento osservato del prezzo. Insomma, anche i bitcoin si muovono secondo il più classico dei movimenti, vale a dire, ad onde, per cui i ritracciamenti (provate a misurarli con Fibonacci) sono in qualche modo proporzionati alle spinte in avanti (onde di impulso, per chi ama la teoria di Elliott);
3) il rialzo del bitcoin è una questione di semplice squilibrio tra domanda e offerta. Nel senso che, dal lato dell’offerta vengono “estratti” (così si dice) 1800 bitcoin al giorno, per un valore di $14,8 milioni di dollari, e dunque per un ammontare di 443 milioni di $bitcoin al mese. La domanda mensile, invece, è di 2,5 miliardi soltanto sulla piattaforma Coinbase, la principale (ma ce ne sono almeno altre 20);
4) la Commodity Futures Trading Commission (Cftc) ha dato il via libera al lancio di future legati alla criptovaluta da parte delle Borse Cme Group e Cboe Global Markets, per cui la domanda è destinata evidentemente addirittura a crescere nei prossimi giorni;
5) infine, ultimo ma non per importanza, il numero totale di bitcoin è fissato (e immutabile) a 21 milioni.
Dimenticavo, a metà settembre scorso, Jamie Dimon, ceo di JP Morgan, tuonò contro il bitcoin, bollandolo come una “truffa” e promettendo di licenziare un solo trader della sua banca che avesse sorpreso a fare trading sulla criptovaluta.
La dichiarazione fece piombare ai mini il bitcoin, salvo scoprire che la stessa JP Morgan – subito dopo le dichiarazioni del ceo – era entrata sul mercato per acquistare a piene mani per i suoi clienti le stesse vituperate criptovalute.
Un motivo in più per diffidare, direte voi.
Appunto. Certo, la “materia” stimola non poco l’avidità umana, ma è da maneggiare con cura. Con estrema cura.
L’unico consiglio che mi sento di dare è perciò il seguente. Ricordiamoci che, come si dice a Napoli, noi siamo soltanto pescetti di cannuccia: i pescecane, gli squali sono altri. Noi possiamo, tuttalpiù, sperare soltanto di seguirne la scia, guai a pensare di poter fare l’andatura.
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