Qualcuno mi sa dire perché in autostrada, alla colonnina Agip, cioè dell’Eni, un litro di gas costa 0,97 centesimi (1 euro!) mentre alle pompe di altri marchi (che dall’Eni si forniscono) costa 10 centesimi in meno? E soprattutto, perché sulle strade normali e ai distributori di paese il gas costa solo 0,71 centesimi? Ma l’Eni non è controllata dallo Stato? Il socio di maggioranza e di governo non è il Ministero dell’Economia e Finanze?
Enrico Mattei si starà rivoltando nella tomba per come l’Italia e l’Ente nazionale idrocarburi che egli, appunto, fondò e guidò per quasi un ventennio, stanno gestendo questa crisi energetica.
Non dal punto di vista industriale, evidentemente, dal momento che la multinazionale del “canone” a sei zampe sta macinando utili come mai prima, in ossequio alle regole del più bieco liberismo (e anche alla faccia della sinistra al governo); ma dal punto di vista etico-politico, almeno per questa sedicente classe politica (o dirigente, che dir si voglia) che ci governa.
Mattei, infatti, si preoccupò sempre di trovare e diversificare nuove fonti energetiche e a buon mercato, per favorire il benessere comune dell’Italia, prima che dell’azienda, lottando peraltro contro la mafia monopolistica dei prodotti e prezzi imposti dalle “Sette sorelle” (Shell, British Petroleum, Exxon, Mobil, Chevron, Gulf e Texaco) – che non a caso gliela fecero pagare cara, molto cara, addirittura con la vita.
I suoi odierni epigoni, invece – poco importa se politici, superburocrati o boiardi di Stato – i quali peraltro alla prima distrazione e col favore delle tenebre, cercano finanche di rimpinguarsi i già lauti stipendi – stanno spudoratamente utilizzando la crisi unicamente per far cassa. La stessa, peraltro, che hanno contribuito a depredare.
E ciò, a dispetto degli “aiutini” che di tanto in tanto fingono di sfornare. E delle finte filippiche e populistiche invettive contro il caro-bollette, che gli stessi, di ogni colore, in questa stomachevole campagna elettorale, consegnano giornalmente ai microfoni di mamma Rai, dove pure stipendi e sprechi non si contano. E che si guarda bene, perciò, dal parlare delle colonnine dell’Eni.
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